Chiamatemi Francesco. Il Papa della gente: a Buenos Aires sulle tracce del giovane Bergoglio

«“Chiamatemi Francesco. Il Papa della gente” è un film-inchiesta, un’inchiesta nata quasi due anni fa in Argentina. Non è un film religioso, è un film che racconta un personaggio che crede. Dopo avermi proposto di dirigere un film sulla vita di Bergoglio prima che diventasse Papa, Valsecchi ed io siamo andati a Buenos Aires sulle tracce del Papa. Abbiamo incontrato varie persone che avevano conosciuto Bergoglio, ma non ero riuscito a trovare nulla di interessante fino a quando un uomo mi ha detto una frase che mi ha colpito: “Jorge è stato un uomo per tutta la vita preoccupato”. Allora ho capito che se Bergoglio è così oggi è perché è stato in un altro modo nel passato. La chiave della pellicola stava nel comprendere tutti gli inferni che Bergoglio aveva dovuto passare, capire quindi come un uomo matura, diventa grande e ha questa opportunità alla fine della propria vita, di toccare il punto più alto, cioè quello di portare a compimento ciò che desiderava fare fin da bambino: aiutare gli altri, realizzando quindi un sogno. Portare la propria vocazione nel punto di massima utilità, questa è stata la molla che mi ha spinto a dirigere il film che per me è stato indispensabile fare. Non volevo che la figura di Bergoglio assomigliasse a un “santino” e non volevo fare un film da turista, non volevo spettacolarizzare e banalizzare, volevo semplicemente raccontare un sogno». Sono le parole di Daniele Luchetti al termine della presentazione di “Chiamatemi Francesco. Il Papa della gente”, il primo film sulla vita di Papa Francesco, in uscita il prossimo 3 dicembre in 700 sale italiane, prodotto da TaoDue e distribuito da Medusa, che ripercorre la vita del Santo Padre dalla giovinezza fino al 13 marzo 2013, giorno dell’elezione a Pontefice. “Cosa ci faccio a Roma, alla mia età la gente va in pensione”, riflette il futuro Pontefice osservando la cupola di San Pietro. La pellicola rievoca il drammatico e coinvolgente percorso che ha portato un figlio di emigrati italiani in Argentina, Jorge Bergoglio, dalla vocazione attraverso gli anni bui della dittatura militare e l’intensa opera pastorale nelle periferie di Buenos Aires, a diventare la guida della Chiesa Cattolica. Una storia mai vista e tutta da raccontare, emozionante la scena dove la madre di Jorge Mario dice a suo figlio una frase profetica quando quest’ultimo rivela ai propri genitori la sua vocazione: “Che tu possa andare dove più ti amano…”.
«Mi piacerebbe che le nuove generazioni vedendo il film si rendessero conto cosa è accaduto solo ieri in Argentina, perché è stato possibile un “terrorismo di Stato”, come sia stato possibile opprimere per tanti anni una popolazione. Infatti la parte portante del film, girato in spagnolo a Buenos Aires e a Roma, l’Argentina dei desaparecidos, dei generali, sprofondata nel buio della dittatura militare che eliminava chi faceva più resistenza, sono i veri protagonisti della formazione di Jorge Mario Bergoglio», precisa Luchetti. L’idea di raccontare la vita di questo Papa rivoluzionario la cui volontà è di restituire alla Chiesa il dono evangelico della povertà, è venuta al produttore Pietro Valsecchi, fondatore della casa di produzione TaoDue, pochi mesi dopo l’elezione al Soglio Pontificio. «Non è stato facile fare “Chiamatemi Francesco”, perché non avevamo interlocutori, non potevamo di certo intervistare il Pontefice, la cui figura mi aveva emozionato sin dalla sera dell’elezione il 13 marzo 2013. Le prime parole di Bergoglio da Pontefice “Fratelli e sorelle, buonasera!”, affacciato dal balcone di San Pietro, mi erano sembrate una carezza. Da allora ho iniziato a raccogliere materiale sul Pontefice, perché sentivo dentro di me la necessità di produrre questo film: chi era quest’uomo venuto dalla fine del mondo?  Ero convinto che fare un film su Bergoglio sarebbe stata certamente la scommessa più difficile della mia carriera. Ora posso dire che “Chiamatemi Francesco” è una scommessa vinta grazie a tutto il gruppo di lavoro». La pellicola è accreditata in Vaticano, infatti il film sarà presentato il 1° dicembre in un’anteprima speciale per i bisognosi, nella Sala Nervi in Vaticano, «non si sa se alla presenza del Santo Padre», anticipa Valsecchi, ma la speranza c’è, ovviamente. Il film che verrà distribuito in 40 Paesi e diventerà anche una serie per la tv in quattro puntate, vede l’attore argentino Rodrigo De la Serna (per l’età giovanile) e il cileno Sergio Hernández nella veste del Santo Padre. Luchetti ha suggerito ai due attori “di trovare una somiglianza interna, emotiva, nel profondo, non dovete somigliare al Papa, lo dovete evocare”. Il suggerimento è stato accolto perché sia De la Serna e sia Hernández convincono e commuovono lo spettatore con le loro intense e partecipate interpretazioni. «Una responsabilità enorme interpretare Bergoglio, interpretarlo dai 25 ai 60 anni in un momento tragico per la storia del mio Paese. Mi sono avvicinato al personaggio dal punto di vista fisico e interiore. La parte più difficile è stata quella di far uscire la spiritualità di Bergoglio ma sono stato fortunato perché sono stato diretto da un regista sensibile come Luchetti. Credo di aver fatto un lavoro degno», confessa il giovane Rodrigo, mentre Hernández ricorda l’impegno gravoso «del quale sono orgoglioso. Ho cercato di tirare fuori l’interiorità del Papa, per fare ciò mi sono documentato sulla sua vita, tagliando i contatti con il mondo, faccio fatica ancora adesso a togliermi Bergoglio dalle spalle, perché la cosa più importante era la credibilità. Sono stato in tutti i quartieri dove il Papa è vissuto. Interpretare Papa Francesco ha rappresentato la sfida più grande della mia carriera», puntualizza l’attore. A pochi giorni dall’apertura del Giubileo, l’8 dicembre, sarà interessante scoprire come Bergoglio è diventato Papa Francesco, il Papa della gente.