Il Giubileo a Bergamo. Il vescovo: «Abbiamo bisogno di misericordia per non arrenderci alla paura e all’implacabilità del mondo

«C’è bisogno di misericordia in un momento in cui l’implacabilità del mondo sembra sovrastarci». Il vescovo Francesco Beschi ieri ha aperto così la sua omelia nella celebrazione di inizio del Giubileo nella diocesi di Bergamo. E le quasi duemila persone che erano strette intorno a lui come in un abbraccio silenzioso, raccolto, nella Cattedrale (e qualcuno anche fuori, in piazza Vecchia, davanti agli altoparlanti) sembravano proprio la prova concreta delle sue parole. «C’è bisogno di misericordia»: per quale altro motivo, infatti, uscire nel giorno di Santa Lucia e sfidare il freddo, lasciando la dolcezza della casa, dei bambini (ieri era la loro giornata), per riunirsi in Città Alta e seguire una lunga celebrazione? Eppure è accaduto questo: la gente, fin dal mattino presto continuava ad arrivare, in un flusso lento e continuo. Dopo l’introduzione e le letture, quando la processione è uscita dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, c’erano due ali di folla a salutarla. Una folla che si è disposta come una corona intorno ai sacerdoti di fronte al battistero per la memoria del battesimo, e si è snodata come un lungo fiume tranquillo per seguire il vescovo attraverso la Porta Santa, aperta sulla destra del Duomo. Con calma, senza spintoni, senza eccessi, con una partecipazione che lo stesso vescovo ha definito “commovente”. Nei primi banchi, accanto alle autorità cittadine c’erano rappresentanti delle realtà legate alla povertà, al disagio, all’accoglienza. C’era un gruppo di profughi arrivati da ogni parte del mondo, c’erano numerosi esponenti della comunità filippina a Bergamo, c’erano persone sordomute che hanno seguito la Messa grazie alla traduzione con la lingua dei segni. Il vescovo Francesco li ha accolti con parole di affettuoso ringraziamento per la loro presenza.
Abbiamo bisogno di misericordia, ha detto il vescovo «per fermare la paura. Anche l’indifferenza è frutto di paura, rispetto alla quale, istintivamente, ci difendiamo per non lasciarci toccare. Il prezzo è una diffusa solitudine di cui tutti quanti ci ammaliamo». La misericordia, poi, ha continuato monsignor Beschi, «ci serve per superare la rassegnazione. Non vogliamo arrenderci. La tentazione di non credere ci accompagna continuamente, pensiamo di aver bisogno di altro». La misericordia, ha osservato il vescovo, «è uno scandalo. Sembra assurdo ma è così. Il Vangelo ne è completamente percorso. E deve essere tradotta in gesti concreti». E poi ha invitato a «entrare nel regno del perdono»: «Dio non si stanca mai di perdonarci, siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono». Ha concluso ricordando l’esortazione del Papa a compiere opere di misericordia, a renderla presente e concreta nella vita di tutti i giorni, a «Diventare uomini e donne di misericordia», riprendendo le parole di Papa Francesco: «La porta è aperta, ma il cuore di più».
Al termine monsignor Vittorio Nozza, vicario episcopale per i laici e la pastorale, ha annunciato quali sono le chiese giubilari istituite all’interno della diocesi: sono 35, un record. Al rappresentante di ogni vicariato il vescovo ha consegnato il decreto giubilare e il telo da esporre all’ingresso di ogni chiesa. Il vescovo Francesco ha ringraziato in modo particolare il pittore Trento Longaretti, che ha partecipato alla celebrazione, per l’opera realizzata per il Giubileo ed esposta nella Cattedrale.