Anche dal monastero: buon Natale. “Guardare il mondo con gli occhi del Bambino”

Immagine: “… per farci comprendere e sperimentare che gli siamo cari e che per nessun motivo è disposto a perderci”

In questi giorni è tutto un incrociarsi di auguri. Tu, dal monastero, che auguri hai da fare ai lettori del “santalessandro”, tra paure per il terrorismo e preoccupazioni per il futuro? Andrea.

In questi giorni in cui è tutto un incrociarsi di buoni auspici, caro Andrea, il mio semplice augurio ai lettori del “santalessandro”, è un invito a rileggere gli eventi contemporanei e gli “affanni” del futuro, alla luce del Natale ormai imminente, ponendoci dalla parte di Dio che, per raggiungere ogni uomo, si fa piccolo come un bimbo.
Da questo straordinario punto di osservazione, infatti, ci è donato di guardare in modo nuovo la realtà di ogni giorno, per scorgervi il significato che dà sapore alla vita e che sostiene il nostro impegno nel vivere con maggior fiducia e audacia.

IN QUEL BAMBINO, IL CUORE DELLA RIVELAZIONE CRISTIANA

Un cambio di prospettiva, dunque, simile ad una vera e propria rivoluzione copernicana, in grado di sprigionare da noi stessi quelle energie che attendono di essere liberate per la gloria di Dio e per la gioia di tutti.
La celebrazione del Natale sia per tutti una ventata di aria fresca, in grado di frantumare quella coltre indurita che ancora ci acceca, impedendoci così di vedere il compiersi delle grandi opere di Dio nella nostra quotidianità.
Non si tratta di inforcare, per pochi giorni all’anno, un paio di occhiali a lenti “rosa”, ma di vedere in un piccolo bimbo, nato povero, il cuore della rivelazione cristiana: facendosi uomo come noi, Dio ci ha raggiunto lì dove siamo e dove viviamo, nelle nostre povertà, nei nostri lutti, nelle nostre periferie, nel vuoto e nel non senso che caratterizza, sovente, le nostre giornate, per farci comprendere e sperimentare che gli siamo cari e che per nessun motivo è disposto a perderci. Egli è appassionato dell’uomo e “ansioso” (cfr. papa Francesco) di vivere per sempre in comunione con noi, elevando la nostra dignità a figli suoi.

I NOSTRI CUORI PREOCCUPATI ACCANTO ALLA GREPPIA DI BETLEMME

Proviamo, allora, a porci, anche solo per pochi istanti, dalla parte di Dio che nel Natale “viene a noi in apparenza umile” (san Francesco) e da lì cerchiamo di guardare la nostra esistenza! L’ umiltà e la povertà del Figlio di Dio siano quelle chiavi di lettura che ci permettono di interpretare i fatti e le situazioni in cui ci troviamo, per non smarrirci nei labirinti esistenziali.
Prendiamoci, allora, del tempo per pregare, contemplando, nel presepe, l’abbassamento di Dio che viene a noi, non nella potenza e nella gloria, non nell’arroganza e nella sopraffazione, non con l’inganno e la menzogna, ma nella semplicità di un bambino povero e indifeso, bisognoso di tutto, in una piccola borgata sconosciuta.
Da quella greppia potremo fissare, senza timore, gli occhi di Dio e scoprire che la sua passione per ciascuno di noi è infinitamente più grande di ogni nostra attesa e di ogni nostro desiderio; lì, accanto alla mangiatoia, i nostri cuori preoccupati troveranno pace.
Scopriremo, allora, la verità lasciataci in eredità da san Paolo. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (Rm 8, 31).
Sia questa la buona notizia che il Natale regala, nella pura gratuità, a tutti e a ciascuno.