Ferrario Freres rende omaggio ai ritratti del Moroni con «La Quinta del Sarto»

I ritratti di Moroni, così naturali, così realistici, così accattivanti nel segno pittorico, ispirano anche gli artisti di oggi. Anche il gruppo artistico Ferrario Freres si unisce a questa frizzante Moronimania che ha contagiato Bergamo, con un omaggio particolare. Già durante la mostra dedicata a Palma il Vecchio si era cimentato in alcune curiose variazioni. Ora arrivano tre nuovi lavori artistici realizzati con tecniche insieme antiche e contemporanee: rendono omaggio a Moroni e alla permanenza temporanea del “Sarto” riuniti nel progetto “La Quinta del Sarto”. Sono delle riletture de «Il ritratto di bambina di Casa Redetti», «Il ritratto di Isotta Brembati Grumelli» e «Il Battesimo del Cristo».

Fino alla chiusura della mostra del Moroni, quindi fino al 28 febbraio, il ritratto di bambina di Casa Redetti si trova nel salone d’ingresso dell’Accademia Carrara (biglietteria), il Battesimo del Cristo nella prima sala d’ingresso del Museo Bernaggi (biglietteria) mentre il ritratto di Isotta Brembati Grumelli a Palazzo Moroni.

Ferrario Freres reinterpreta i ritratti concentrandosi sulle linee del volto e la stratificazione di tratti somatici originali e contemporanei, in un fitto gioco di rimandi. Per il Battesimo di Cristo, invece, gioca con il paesaggio fondendo elementi dell’attuale paesaggio bergamasco (nello specifico quello della Valcalepio) con quello della rappresentazione. Il punto di contatto è dato proprio dalla presenza del Sarto che riannoda il filo che collega tre opere presenti in città in diversi luoghi.

Il progetto, un work in progress, ha per titolo “La Quinta del Sarto” perché fa riferimento ad una ideale casa in cui il personaggio di un ipotetico racconto aveva collocato la sua piccola collezione di opere del Moroni. Nella card ideata da Ferrario Freres, e che sarà distribuita in città in tempi e luoghi non ancora definiti, alle spalle del sarto figurano appunto i reinventati Moroni. Il richiamo è alla Quinta del Sordo, la casa in cui Goya dipinse a olio su muro le sue celebri pitture nere (oggi visibili al Museo del Prado a Madrid).