Cana. Una sontuosa festa. Per tutti

Immagine: Giotto, Le nozze di Cana, Padova, Cappella degli Scrovegni (particolare)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Vedi Vangelo di Giovanni 2, 1-11. Per leggere i testi liturgici di domenica 17 gennaio, seconda del Tempo Ordinario “C”, clicca qui)

Finora Gesù non aveva ancora esplicitamente agito nel vangelo di Giovanni. È invitato a una festa di nozze. Il dettaglio non deve essere casuale. E’ probabile, invece, che le nozze siano immagine dell’antica alleanza: molte volte nel Vecchio Testamento i rapporti di Dio con il suo popolo sono presentati come un relazione amorosa-sponsale: vedi, appunto, la prima lettura.

IL VINO CHE MANCA. L’ANTICO E IL NUOVO. IL RUOLO DI MARIA

Le nozze duravano fino a sette giorni e si beveva molto. Quel giorno la festa rischia di girare male perché il vino viene a mancare. Maria, invitata insieme con Gesù, gli fa notare il grave inconveniente. Donna, che vuoi da me?, risponde Gesù. La risposta indica una certa distanza di pareri, quasi un invito a cambiare idea, motivato da quanto segue: Non è ancora giunta la mia ora. Maria rappresenta la punta avanzata del popolo dell’Antica Alleanza. Questa alleanza è agli estremi: è senza vino. Lei sa che da sola non può procurarselo e sa, invece, che il figlio, il Messia, può ridare vita a questa Alleanza ormai senza vino e senza festa. La relativa distanza che le parole di Gesù sembrano delineare tra lui e Maria sono forse indice di questa “novità” che Gesù porta di fronte all’Antica Alleanza di cui Maria è la portavoce. Gesù esorta Maria non a guardare indietro, verso l’antico, con il quale Gesù non ha più nulla da spartire, che è ormai finito, ma verso il nuovo che è ormai incominciato.

La nuova Alleanza sarà inaugurata, infatti, dall’”ora” di Gesù, la sua morte e risurrezione. Gesù dice che non può essere inaugurata anzitempo ma, annunciandola, afferma che Maria-Israele può sperare. Per questo Maria non si lascia scoraggiare e dà l’ordine ai servi. Qui a Cana inizia a svelarsi quell’ora. Questo avverrà se ci si mette totalmente alle dipendenze del Messia, se si farà tutto quello che lui dirà.

STRABOCCHEVOLE ABBONDANZA DI VINO

Il miracolo è reso possibile dalla presenza di grandi contenitori: delle giare di pietra. Ognuno contiene da ottanta a centoventi libri. Il totale del vino era quindi di circa da quasi 500 a oltre 700 litri di vino. Una quantità enorme. Le giare sono di pietra, pesanti. È possibile che Giovanni ricordi con questo particolare l’Antica Alleanza con la Legge che era scolpita sulla pietra… Queste giare sono vuote, pesanti, senza vino, dunque senza amore e senza festa. E poi sono sei, insufficienti e incomplete: sono sei e quindi in difetto rispetto al numero pieno che è il sette. E servono per la purificazione, il rito vuoto e anch’esso senza vita dell’Alleanza ormai alla fine. Ciò che avviene, dunque, è ormai frutto dell’iniziativa di Gesù. Sarà una purificazione di nuovo tipo, che avverrà senza la pietra vuota delle giare, attraverso il vino nuovo che viene dal Messia.

LA NOVITÀ DIROMPENTE DI GESÙ

Gesù dunque ordina di attingere e di far assaggiare al maestro di tavola. Il maestro di tavola rappresenta i dirigenti giudei: riconosce il vino ma non ne riconosce l’origine e non capisce chi ha dato il dono del vino-Alleanza nuova. Non capisce e vorrebbe integrare il vino nuovo nell’ordine antico: pensa che il vino venga dalla cantine della sposo. Non capisce che è scoppiata la novità e non capisce che questa novità è Gesù.

Il racconto di Giovanni si conclude con un’annotazione apparentemente senza risalto. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. In realtà, la frase è di capitale importanza. Giovanni chiama sempre “segni” i miracoli compiuti da Gesù. Gesù ha manifestato la sua gloria, come Dio sul Sinai. La gloria-amore (lo sposalizio) del vino nuovo-Alleanza nuova.

Le NOSTRE PREFERENZE PER UN GESÙ “RASSICURANTE”

La nostra fede è in bilico fra l’acqua delle purificazioni e il vino della festa. La nostra tendenza a “inquadrare” Gesù si ripresenta sempre. Noi gli chiediamo tranquillità, sicurezza, pace. Ma se la nostra tranquillità è quella mediocre della legge, Gesù è venuto a togliercela, non a darcela. Manchiamo di profezia. Chiediamo a Gesù che ci confermi ciò che siamo e non siamo disposti a essere ciò che lui è.

Che la fede in Gesù non debba essere usata per darci sicurezza, ma per aprirci, è tutto quello che sta capitando attorno a noi, dalle guerre, agli scontri politici, agli immigraTi… tutte situazioni che ci dicono che si deve continuare ad avere vergogna ad essere felici da soli. Questo senza ignorare i problemi che gli immigrati, in particolare, pongono. Ma se usiamo i problemi che gli immigrati ci creano per dire solo dei no, non va. E ancora meno va se usiamo, per questo, la fede e Gesù, il salvatore di tutti, per dire che è il salvatore solo di qualcuno.

Non è un caso, mi sembra, che il primo dei segni compiuti da Gesù sia un banchetto di nozze, una festa dove tutti sono invitati e che, quando gira male, è lui stesso, il Signore, che assicura, in maniera sorprendente, il necessario perché la festa continui ad essere, precisamente, una festa, non solo  ma anche la festa di tutti.