No al baby business: presentata a Parigi una “Carta” per l’abolizione internazionale della maternità surrogata

Resistere al “baby business”. È quanto hanno chiesto ieri i partecipanti alle Assise “per l’abolizione universale della maternità surrogata” che per iniziativa di tre associazioni – il Collettivo CoRP, “Collectif National pour les Droits des Femmes” e “Coordination Lesbienne en France” –  si è svolta nel pomeriggio a Parigi presso la sede dell’Assemblea nazionale. Al termine della Conferenza, i partecipanti hanno firmato una Carta in cui si denuncia “l’utilizzo degli esseri umani il cui valore intrinseco e la cui dignità sono cancellati a favore del valore d’uso o del valore di scambio” e si chiede l’abolizione della pratica della maternità surrogata a livello internazionale. “Chiediamo alla Francia e agli altri paesi europei – si legge nella Carta – di rispettare le convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale. Noi chiediamo inoltre, in nome dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani, che essi agiscano con fermezza per abolire questa pratica a livello internazionale, in particolare promuovendo la redazione, l’adozione e l’efficace messa in pratica di una convenzione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata”. Donne, femministe, filosofe, ricercatrici di varie discipline. Ci sono anche le lesbiche. In Francia, sono loro a scendere in campo per chiedere l’abolizione universale della Gpa, in italiano maternità surrogata o utero in affitto. Combattono contro la mercificazione del corpo della donna pagata o sfruttata per far nascere bambini che “saranno consegnati ai loro committenti”. Insieme e sotto la presidenza di Laurence Dumont, hanno promosso l’iniziativa per radunare responsabili politici, associazioni femministe e di difesa dei diritti umani, di tutta Europa, per mostrare e combattere “una pratica sociale che lede i diritti fondamentali dell’essere umano”.

Marie Jauffret è presidente del Collettivo CoRP, una delle associazioni promotrici delle Assises insieme al “Collectif National pour les Droits des Femmes” e alla “Coordination Lesbienne en France”. “Noi rifiutiamo – spiega Jauffret – la pratica delle madri surrogate cioè  il fatto che si possa mettere a disposizione di qualcun altro gli organi e la vita di una donna per 9 mesi” e al tempo stesso “destituirla del tutto del suo essere madre. La nascita e il bambino stesso non possono entrare in un sistema di produzione e di scambio senza che con questo vada a ledere il diritto delle persone. Riteniamo che le leggi costituiscono il solco entro il quale si definisce l’umanità. Solo le leggi possono garantire la giustizia, la pace, la libertà, l’uguaglianza, e la dignità degli esseri umani. “Oggi questi valori sono messi in discussione dal neo-liberalismo e dalla sviluppo delle biotecnologie che rischiano di ridurre le persone a materiale biologico o a prodotto”.

Mercificazione della gravidanza, alienazione delle persone coinvolte, spesso addirittura sfruttamento. Lungi dall’essere un gesto individuale – fanno notare le associazioni -, questa pratica sociale è realizzata da imprese che si occupano di riproduzione umana, in un sistema organizzato di produzione, che comprende cliniche, medici, avvocati, agenzie ecc. Sono queste le “derive” della Gpa che preoccupano le associazioni francesi. “Ma non parlerei di derive quando facciamo riferimento al traffico delle madri”, precisa subito Marie Jauffret. “È come se parlassimo delle derive della schiavitù. “È una pratica in se stessa contraria alla dignità delle donne che non possono essere affittate per il loro corpo o i loro servizi sessuali o riproduttivi senza ledere i diritti umani fondamentali. Ed è contraria anche alla dignità dei bambini che non possono essere donati o venduti”. È una pratica che fa parte di un mercato globale profondamente diseguale a tutti i livelli: “sfruttamento sessista, sfruttamento economico e sfruttamento Nord-sud”. Al termine delle Assises, le associazioni hanno presentato una “Carta” che può essere firmata anche via web.