Sant’Agata: c’era una volta un carcere. Oggi regala un'”Ora d’aria” piena d’arte, teatro e concerti

Può un carcere, abbandonato, dimenticato, con i suoi muri rovinati e pieni di storie di uomini, tornare a vivere, ad aprire le sue porte trasformandosi in un luogo attrattivo, spazio di cultura, in grado di affascinare occhi di tutte le età, anche giovani? La risposta è sì e l’esempio l’abbiamo proprio a portata di sguardo. Si tratta dell’ex carcere di Sant’Agata in Città Alta. Dopo oltre 30 anni, in cui è stato chiuso e lasciato in balia del tempo e della polvere, l’anno scorso ha ritrovato luce e vita grazie ad “Ora d’aria”, l’iniziativa promossa e organizzata dalle associazioni culturali Maite e Zenith, con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Bergamo e l’aiuto di numerose realtà del territorio. “Ora d’aria”, proprio come l’ora in cui i detenuti possono uscire dalle proprie celle per andare in cortile, all’aria aperta. Ed il carcere è tornato a respirare, ma un’aria nuova perché per l’occasione ha cambiato la sua funzione. L’iniziativa si è svolta a luglio per tre giorni e a settembre per una settimana e si è presentata con un calendario di proposte culturali: arte, teatro, danza, concerti, performance, incontri, conferenze e visite guidate. Nelle zone agibili della struttura si sono svolte tante e varie attività ad ingresso gratuito e rivolte a tutte le fasce d’età. E giovani e adulti hanno risposto numerosi ed entusiasti all’(ri)apertura, alla nuova veste del carcere e agli appuntamenti culturali ospitati. «Il pubblico è stato davvero trasversale – spiega Pietro Bailo, vicepresidente di Maite – anche perché abbiamo creato delle proposte che potessero essere fruibili per tutti e intercettassero persone di diversa età. Non credo alle iniziative e ai luoghi che si propongono solo a precise categorie, anche perché vengono smentite: infatti, le visite guidate che hanno riscosso un grande successo non hanno richiamato solo agli adulti, ma hanno visto partecipare tantissimi giovani. E le installazioni di arte, il teatro e i concerti non hanno visto la presenza solo di under 30, ma anche di molti adulti». Grandi (che vuol dire fino ai 70 anni) e giovani (cioè anche bambini con le proprie famiglie), bergamaschi e turisti che scoprono o riscoprono una struttura gigantesca, rovinata, con un fascino decadente, che trasuda storia, e la scelgono come punto di ritrovo. La leggono nella sua storia passata e la respirano in questa nuova veste. E vogliono che sia utilizzata di più. Riempiono con post-it una bacheca posta all’interno del carcere chiedendo di non abbandonare mai più questa struttura e di farla vivere, soprattutto come polo culturale. «La struttura invoglia ad essere abitata, poi può essere polifunzionale e suscita curiosità – continua Bailo -. Il fatto che il carcere per quei pochi giorni sia diventato luogo d’incontro, luogo di cultura è significativo: se proponi qualcosa di interessante, di qualità, di valido, di diverso, la gente risponde bene, con entusiasmo. Questo evidenzia anche che abbiamo dato risposta ad un bisogno, abbiamo intercettato una serie di esigenze che la città ha. La gente è curiosa e ha voglia di proposte. Pensiamo anche alla Donizetti night: c’era bisogno di qualcuno che provasse a portare la lirica in altri luoghi, in altre forme e la risposta è stata sorprendente e ha visto la partecipazione non solo di appassionati di lirica, ma anche di coloro che non erano abituati ad ascoltarla o che forse per la prima volta, con l’iniziativa, si erano avvicinati al genere». Adesso, per quanto riguarda Sant’Agata le prospettive sono ancora di un’apertura per realizzare nuove edizioni di Ora d’aria, ma si pensa anche di rendere agibile la struttura per poter così ipotizzare iniziative continuative.