L’inizio della quaresima. Dio solo è Dio

Foto: una veduta del deserto di Giuda

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: “Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo’” (Vedi Vangelo di Luca 4, 1-13. Per leggere i testi liturgici di domenica 14 febbraio, prima di quaresima, clicca qui)

IL VANGELO DI LUCA E LO SPIRITO SANTO PROTAGONISTA

Luca parla spesso dello Spirito Santo. Qui lo Spirito mette in rapporto le tentazioni con il battesimo. Nel battesimo, infatti, Gesù riceve lo Spirito e, sempre nel battesimo, avviene la rivelazione: Gesù è il figlio prediletto del Padre. Ora è lo stesso Spirito che lo conduce Gesù nel deserto, luogo dell’incontro con Dio e, insieme, della tentazione e della prova. E sarà ancora lo Spirito che, subito dopo, condurrà Gesù alla presentazione ai suoi compaesani di Nazaret.

IL FASCINO MISTERIOSO DEL NUMERO QUARANTA

Gesù dunque si reca nel deserto e vi rimane, per “quaranta giorni”. Non è da escludere che Gesù abbia vissuto un periodo di preparazione al suo ministero ci fa capire chi è Gesù e che cosa lo aspetta: per questo Luca semina il racconto di allusioni simboliche. Il numero quaranta, anzitutto, che ritorna più volte nella bibbia: indica un periodo pieno e completo. Il popolo di Israele passa quaranta anni nel deserto. Mosè resta quaranta giorni sul Sinai. Per quaranta giorni Elia cammina verso la santa montagna. Gesù resta quaranta giorni nel deserto e ritornerà presso il Padre quaranta giorni dopo la risurrezione.

CIBO, POTERE, RELIGIONE

Nel deserto, luogo tipico della prova, Gesù incontra tre tipi di difficoltà. La prima difficoltà è la fame. Il racconto si ricorda ovviamente degli Ebrei che, durante il viaggio attraverso il deserto, hanno fame e mormorano contro Dio. Dio dà loro da mangiare la manna, ma quel “cibo leggero” li stanca e diventa occasione di nuova mormorazione. Gesù, invece, è obbediente e fedele: non vuole usare per il suo prestigio personale la forza divina di cui dispone; ma la vuole usare per il servizio degli uomini e soprattutto dei poveri, quelli ai quali, di lì a poco, annuncerà l’arrivo del Regno.

La seconda difficoltà o tentazione è quella del potere. Dio concede il potere alle sue creature, infatti. Satana vuole imitare Dio e invita Gesù a fare altrettanto: a esercitare il potere. Ma Gesù rifiuta ancora una volta, drasticamente.

La terza difficoltà è legata al tempio, il luogo dove Dio abita e dove si riunisce il popolo. Sarebbe particolarmente significativa un’azione da parte di Gesù. L’istituzione religiosa diventerebbe il luogo dove si manifesta la sua grandezza. Anche questa volta Gesù rifiuta e, dunque, si comporta sempre da figlio che non usurpa il potere al Padre.

La conclusione è inquietate. Il diavolo ne esce sconfitto. Ma tornerà, al tempo fissato. All’inizio del racconto della Passione, Luca racconterà: “Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno deiDodici”  (Lc 22, 3).

Il senso generale delle tentazioni è dunque questo: Gesù sceglie la fedeltà al progetto del Padre e la sua faticosa obbedienza a lui, fino alla fine, fino alla croce. Si comporta sempre, qui e nella morte, come figlio prediletto, così come la teofania del battesimo lo aveva definito.

LA  TENTAZIONE: USARE LE COSE COME SE FOSSERO DIO

La tentazione: tema affascinante. Noi uomini siamo, in tutta la creazione, le uniche creature veramente esposte alla tentazione. È stato detto che l’uomo è il grande sbaglio della creazione (Monod), perché possiede desideri infiniti e possibilità limitate. Vorrebbe tutto, ma può avere solo qualcosa. Il demonio conosce molto bene questa situazione. E allora propone all’uomo di dare ascolto a quei desideri: gli propone di comportarsi come se fosse Dio. Tutte le tre tentazioni di Gesù sono tentazioni di onnipotenza. Gesù risponde diversamente da Adamo che vuole avere tutto e si comporta da Figlio che è pronto, invece, a dare tutto. La sua onnipotenza sta nel totalitarismo del servizio.

Anche oggi troviamo dei punti deboli in cui la sconfinatezza dei desideri appare. Là dove l’uomo fa le cose folli. Pensiamo ai soldi, al potere, alla sessualità. Perché si vorrebbe avere sempre di più? Il nostro insaziabile desiderio di possedere è come un grido verso l’assoluto: il punto fragile in cui si rivela l’insoddisfazione, la ricerca. Di fronte a tutto questo noi non abbiamo le soluzioni in tasca: dobbiamo solo dire che non di solo pane vivrà l’uomo. Se egli cerca solo nel pane non troverà mai, perché il pane – e come il pane anche i soldi e il potere e tutto il resto – sono la risposta limitata a desideri illimitati. Se metto Dio al suo posto, se lui è l’unico assoluto, allora posso desiderare il pane, senza paura, perché so che il pane è solo pane, il potere solo potere che deve servire, il denaro solo denaro che mi occorre per vivere. Solo quello. Per questo Gesù, dopo essere stato tentato, mangia e quel mangiare non va contro il volere di Dio. Anzi, è Dio stesso che dona il cibo. Infatti nel racconto parallelo di Marco e Matteo si dice che gli angeli si accostano a Gesù e gli danno da mangiare.

La quaresima può essere vista come il viaggio spirituale che va dal’assoluto del pane, del potere, della religione usato per i nostri scopi, all’assoluto unico e insostituibile di Dio.