I preti di Mapello in piazza. Grande generosità. Ma anche alcune ambiguità

Foto: una veduta di Mapello

GRANDE RISONANZA

L’iniziativa dei preti di Mapello-Ambivere di lasciare la canonica e di vivere, per tutta la quaresima, in una tenda ha suscitato molto interesse. La notizia pubblicata anche sul nostro settimanale ha avuto un numero esorbitante di contatti. Proprio per l’interesse suscitato vale la pena di tornare, per un istante, sul fatto.

È evidente la nobiltà della decisione e delle motivazioni che l’hanno suggerita. Gli stessi protagonisti, però, sollecitano una discussione. Accettiamo, volentieri, la sollecitazione e poniamo anche noi alcune domande, diciamo pure: alcune obiezioni, che ci sono sorte appena abbiamo letto la notizia.

INIZIATIVA ECCLESIALE O ECCLESIASTICA?

La prima obiezione riguarda la Chiesa, quella della comunità nella quale i preti vivono. Questo gesto è di grande impatto per tutta la comunità, immaginiamo. La domanda è: in che modo la comunità è stata coinvolta in questa decisione? Se ne è parlato nel Consiglio Pastorale? È una iniziativa ecclesiale o ecclesiastica? Perché il problema è semplice. Se una iniziativa molto originale viene comunque imposta dai preti è originale, certo, ma resta clericale e rischia, inoltre, di spaccare la comunità. Il bene della comunità è molto più importante della generosità dei preti e la comunità, anche se il prete ritiene di doverla educare, non è cosa buona educarla a colpi di pugni nello stomaco. Ci sono in giro nella Chiesa dei preti rivoluzionari. Ma alcuni di loro, in tutte le rivoluzioni che hanno fatto, hanno sempre posto una condizione: che fossero loro a decidere la rivoluzione. Qualche volta le rivoluzioni ci piacciono, ma non ci piace il clericalismo che, talvolta, le fa nascere.

IL RISCHIO SPETTACOLO E LA “NORMALITÀ CRISTIANA”

Seconda domanda. Il gesto è spettacolare. Molto. Proprio perché molto spettacolare ha al suo interno una debolezza, o per lo meno, dei tratti che potrebbero essere deboli. Ci pare di dover constatare che un gesto così assume almeno una caratteristica della società che intende criticare: il rischio spettacolo. Nella nostra società conta chi appare e appare chi conta. Bisogna farsi vedere altrimenti si è dei tagliati fuori. Naturalmente, qui l’apparire è dettato da intenzioni nobilissime. Ma è un apparire comunque e quindi fa sua tutta l’ambiguità di ogni apparire.

Ci sembra che sia doveroso, a questo proposito, rivendicare la normalità cristiana. Il prete deve essere povero anche se vive in canonica e non deve necessariamente andare in una tenda per essere povero e per essere solidale con i poveri.

UN FORTE ODORE DI CLERICALISMO

Terza domanda. Riguarda la lettera che spiega il gesto. L’impressione, nel leggerla, è quella di una parata di straordinarie certezze. Chi ha scritto è sicurissimo di quello che dice e ha idee chiarissime su tutto: la politica nazionale, la politica internazionale, l’economia, tutto. Ora la nostra modesta sensazione è che la politica e l’economia, soprattutto quelle globali, sono complesse, molto complesse. E il credente deve anzitutto partire da quella complessità, per criticarla, certo, ma non scavalcarla in nome della fede. E poi da tutta la lettera esce una netta sensazione: il cristiano non fa politica, ma la critica. O, se si preferisce, la forma migliore della politica è la sua contestazione.

Ci sentiamo in dovere di dire che questo è tutto da dimostrare. È stato cristiano De Gasperi, lo è stato Schumann che dovrebbe essere proclamato beato a breve. Lo sono stati i cristiani che, in questi giorni, stanno cercando nel complicatissimo mondo della politica italiana, di dare al paese una legge decente sulle unioni civili.

Insomma, da questo gesto e da questo testo esce un odore forte, acre di clericalismo. “Noi abbiamo la verità. Ve la annunciamo”. Ora i preti hanno il vangelo (e non l’hanno solo loro, per la verità) ma non possono ritenersi autorizzati a trasformare in verità assolute tutte le altre verità solo perché possiedono quella del vangelo.

Ecco alcune delle cose che ci sono venute in mente. Ammirati dal coraggio, lo ripetiamo, sinceramente. Ma restiamo convinti che il coraggio di chi decide di sacrificarsi non trasforma in verità tutto quello che fa e tutto quello che dice. Con grandi auguri di buona quaresima. Comunque.