Il figlio maggiore davanti alla Porta Santa. Misericordia e perdono

L’anno santo continua e i temi che ne sono gli ispiratori appaiono in tutta la loro importanza.
Don Giacomo Panfilo ci segnala un suo articolo, già apparso qualche tempo fa.
I tempi lo hanno reso forse più attuale oggi che allora. Per questo lo riproponiamo all’attenzione dei nostri lettori

IL PAPA INSISTE SULLA MISERICORDIA. SCALFARI 

L’insistenza “ostinata” del Papa sul tema della misericordia fin dall’inizio del suo ministero ha creato e sta creando non pochi problemi sia fuori che anche dentro la Chiesa.
Da una parte un intellettuale laico come Scalfari, dopo aver parlato ripetutamente a quattr’occhi con il Papa Francesco, crede di aver capito che per… il capo degli oscurantisti clericali il peccato non esiste più. Ed egli, da illuminista roussoniano qual è, ovviamente si compiace di questo riconoscimento papale, per quanto tardivo. Ma l’illuminato non ha capito che, se per il Papa la misericordia è una medicina, la sua insistenza sul tema significa che secondo lui il male c’è ed è devastante.
Ma anche i figli di santa madre Chiesa sono sconcertati. Tutti, nessuno escluso, chi con gioia, chi con turbamento, si sentono provocati dal Papa ad un profondo cambiamento nell’approccio con il rapporto tra peccato e perdono. Ci sono, ad esempio, dei confessori che si sentono così autorevolmente incoraggiati nel loro uso della manica larga, che han sempre praticato, pur con delle esitazioni per via delle critiche dei rigoristi. I rigoristi, invece, si sentono spiazzati e messi in discussione nel loro atteggiamento che han sempre portato avanti solo per zelo sincero e santo.

CHE COSA SI ASPETTA IL PAPA DA TUTTI

Il Papa non demorde. Vuole evidentemente che nella Chiesa si rifletta insistentemente e in profondità, si discuta apertamente e si cerchi l’atteggiamento più rispondente non tanto alle idee chiare e distinte della morale scolastica, ma alla luce del Vangelo. I cristiani di manica larga dovranno continuare ad essere misericordiosi, non però per sentirsi più moderni e più aperti degli altri. ma imparando da Gesù che, dice sì all’adultera: “Io non ti condanno”, ma poi subito aggiunge: “Adesso però va’ a casa e non peccare più (perché l’adulterio è peccato)”. I rigoristi dovranno stare attenti a non cadere nell’atteggiamento del fratello maggiore del figliol prodigo, incapace di condividere la gioia del padre per il ritorno del figlio depravato. Un ragazzo come lui, tutto casa e lavoro, giudica inaccettabile il comportamento del padre e lo sente come una mancanza di riguardo nei propri confronti. Ha voglia il padre di uscire e di spiegargli che non si poteva non far festa per aver riavuto, convertito e come risorto, quel figlio che egli riteneva perduto per sempre. Niente da fare.

I FIGLI PER BENE DAVANTI ALLA PORTA SANTA

Tempo fa, parlando di questa parabola, l’amico parroco di Belsito mi ha fatto una domanda interessante: “Secondo te, sentito il padre, il figlio bravo è poi entrato alla festa? La parabola non lo dice; lascia il discorso in sospeso”. Io gli ho risposto che forse Gesù sospende il racconto apposta, per lasciare la conclusione a tutti i figli per bene che ci sono fra gli ascoltatori di sempre.

Si noti che la parte finale del racconto, quella dove entra in scena il fratello bravo, non è un’appendice secondaria della parabola, ma ne è addirittura la punta. Infatti la parabola è raccontata proprio in vista dei figli bravi. Luca (15, 2s) dice che, siccome i farisei (i puri) mormoravano per il fatto che Gesù riceveva i peccatori e mangiava con loro, “allora egli disse loro questa parabola…”.
Impressiona molto il vedere che cosa succede nella parabola alla porta di quella casa. Sembra la porta di una casa felice. Invece a un certo punto un figlio se ne va sbattendo la porta e si dà ad una vita balorda. Intanto il figlio maggiore continua nel suo comportamento piatto di ragazzo per bene. Il padre sta continuamente a quella porta e scruta instancabile l’orizzonte in attesa del figlio perduto. Finalmente un giorno, quando più nessuno ci pensava, egli vede lontano il figlio che sta tornando. Senza far calcoli e ragionamenti di bilancio morale, esce, gli corre incontro, non gli lascia nemmeno il tempo di finire l’atto di dolore, gli butta le braccia al collo e indice per lui una festa grande. Alla porta della casa in festa arriva il figlio maggiore, quello bravo. Considerato il passato, egli non accetta il comportamento del padre, perché lo trova facilone ed ingiusto. Contrariato rifiuta di entrare per quella che egli non ritiene certo la porta santa di una casa santa. Il padre allora esce di nuovo, stavolta per spiegare al figlio la sua felicità per il figlio ritrovato e per invitarlo a entrare anche lui.

I FIGLI PER BENE RISPONDANO AL PARROCO DI BELSITO

I cristiani rigoristi fan fatica a capire la “caparbia” insistenza con cui il Papa parla di misericordia e propone alla Chiesa di essere Madre misericordiosa. Questi buoni cristiani sono invitati come me a rispondere al parroco di Belsito che vuole sapere se il figlio maggiore si è poi deciso ad entrare alla festa del perdono. Per me è entrato solo se ha capito che anche lui aveva qualcosa da farsi perdonare, specialmente il non aver capito quale atmosfera il padre desiderava che regnasse in casa sua.