Da Bolgare un pensiero pasquale. Nel silenzio del sabato un presagio di resurrezione

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di una ragazza della parrocchia di Bolgare, collaboratrice del mensile della comunità. Un augurio di Pasqua che ha voluto estendere anche ai lettori del Santalessandro.

C’è chi dice che tutto sia già scritto.
Un assurdo pensare che prima di noi qualcuno scelga i passi del nostro andare, il senso del nostro essere.
Liberi di una libertà che è un non scegliere.
Eppure, sperimentare la possibilità.
Ogni giorno, ogni scelta, è solo nostra.
Nonostante la tentazione di perdersi nell’angoscia di domande a cui non sappiamo dare risposta.
Nonostante la tentazione di rinunciare ad una scelta che dica qualcosa di noi e che noi stessi fatichiamo ad accettare.
Perché dice la nostra umanità, perché dice la nostra debolezza.
Ogni scelta segna un passaggio.
Dall’infanzia all’adolescenza, dall’adolescenza all’età adulta, dall’indifferenza all’innamoramento, dall’innamoramento all’amore, dall’incredulità al credere, dal credere alla fede.
Il passaggio che più mette alla prova la fede di un cristiano è il passaggio stesso.
Il silenzio del sabato santo prima dell’annuncio della domenica.
Non c’è da meravigliarsi se comprendiamo con meno fatica il dolore del venerdì, piuttosto che la gioia della domenica!
Eppure non è nel dolore del venerdì il nostro essere cristiani. Non è nel bacio di una statua, seppure possiamo essere devoti ad un pezzo di marmo.
Forse, lo è nel silenzio del sabato, di chi impaurito dal dolore e dalla sofferenza, spera.
Di chi spera che tutto quel dolore altro non sia che una storia, per tornare alla sua vita.
Di chi spera di trovare in quel silenzio un tempo per scegliere se quella storia possa dire qualcosa alla sua vita.
Di chi spera che ciò che è stato promesso si compia nella sua storia e cambi la sua vita.
Tentazione è il silenzio del sabato, quando restiamo in ascolto delle nostre speranze.
Certamente dovrebbe essere nel gaudio della domenica, eppure non è così semplice.
Perché il dolore, certo quello possiamo provarlo. È invece difficile esultare per un mistero che sfugge la nostra comprensione.
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui è risorto.”
Eppure non dovrebbe essere proprio quell’annuncio la vera gioia del cristiano?
Non è questo che dovremmo testimoniare?
Forse che i nostri occhi sono impediti nel riconoscere il senso di una storia che parla alle nostre quotidiane morti?

Che possiate scoprire la vostra vita già un po’ risorta nel silenzio del sabato…
Sara Sacchi