Brooklyn: con una valigia in mano a caccia di un futuro migliore. Ieri come oggi. Non solo nei film

La speranza di un destino migliore, la tenacia nel cercare un modo diverso di vivere. Oggi come ieri, è questa la molla che spinge gli immigrati ad abbandonare la propria terra natia. Un dolore necessario, una nostalgia perenne che accompagna chi, valigia in mano, s’imbarca verso quell’altrove capace di garantire un futuro.
È ciò che accade alla giovane protagonista del film «Brooklyn» diretto da John Crowley, basato sull’omonimo romanzo dell’irlandese Colm Tóibín (pubblicato da Bompiani nel 2009) e sceneggiato dallo scrittore britannico Nick Hornby.
Irlanda, primi anni Cinquanta. Eilis Lacey, una bravissima Saoirse Ronan che ha già riflesso nello sguardo azzurro dei suoi occhi quell’Oceano Atlantico che presto contemplerà a bordo della nave che la condurrà in America, sa che restando nel suo paese natale, Enniscorthy, l’unico lavoro che potrà mai avere potrà essere al massimo quello di commessa. Tra quelle valli irlandesi simili a un mare d’erba è difficile trovare la propria strada. «Non posso comprarti il futuro, non posso comprarti la vita che meriti», è Rose/Fiona Glascott, la sorella di Eilis a esortare la giovane a partire per gli Stati Uniti dove c’è lavoro e un’ottima paga per chiunque abbia voglia di lavorare.
A Brooklyn, dove alcune zone del quartiere sono né più né meno come l’Irlanda, perché piene di irlandesi, una ragazza preparata, onesta e lavoratrice ha molte possibilità di trovare un posto come impiegata. Il biglietto per la traversata è offerto da Padre Floyd/Jim Broadbent, che punta sul carattere volitivo di Eilis. Allora Eilis parte imbarcandosi su di un piroscafo al porto di Liverpool, dopo una difficile traversata, finalmente l’arrivo a New York.
«Benvenuta in America», è la frase augurante di Georgina/Eva Birthistle, compagna di cabina della ragazza che le ricorda che sta per entrare nella terra della libertà e del progresso. «Possono fermarti solo se pensano che abbia la tubercolosi, quindi non tossire per nessun motivo…», ordina Giorgina a Eilis.
Sono trascorse alcune settimane, adesso la vita di Eilis è cambiata: durante il giorno lavora come commessa presso il grande magazzino “Bartocci” indossando una elegante divisa nera, dopo il lavoro frequenta con profitto un corso serale per diventare ragioniera, e la sera si ritira a dormire nel pensionato per ragazze di Mrs Kehoe/Julie Walters. Andrebbe tutto bene se il cuore di Eilis non fosse attanagliato da un sentimento di struggente e atroce nostalgia per la famiglia, per l’Irlanda, per tutto quello che ha lasciato al di là dell’Atlantico, dolorosamente lontana dalle proprie radici. L’incontro con Tony Fiorello, un simpatico idraulico italo-americano che ha un debole per le giovani irlandesi, si rivelerà risolutivo per la malinconica Eilis, la quale, per amore del suo Tony, imparerà anche a mangiare gli spaghetti all’italiana con forchetta e cucchiaio. Ed è bello vedere i due innamorati girare per Brooklyn mano nella mano, andare al cinema a vedere il film “Cantando sotto la pioggia” e scappare per un giorno intero a Coney Island per un bagno di sole e mare. «Il mio corpo era qui, ma il mio cuore era in Irlanda. Ora ha attraversato metà Oceano».
Ma all’improvviso una notizia luttuosa obbligherà Eilis a tornare in patria, dove tornerà prepotente l’incantamento per quei luoghi e non solo. Ancora una decisione da prendere, questa volta irrevocabile per Eilis, che dovrà puntare la bussola del suo sguardo verso l’orizzonte di un futuro possibile.
Commovente e intensa l’interpretazione di Saoirse Ronan nella pellicola candidata a tre Premi Oscar e vincitrice del Premio BAFTA per il Miglior film britannico. «Interpretando questo ruolo ho sperimentato la sofferenza della nostalgia di quando lasci la tua terra e ancora non hai trovato un’altra casa. La sensazione di non poter tornare indietro, di non sentirti radicata in quello che hai scelto è difficilissima. C’è un senso di perdita, di vulnerabilità», ha dichiarato l’attrice irlandese, 21 anni, con doppia cittadinanza irlandese e statunitense.
Colm Tóibín e Nick Hornby mediante una scrittura precisa e sintetica, John Crowley per mezzo di immagini romantiche e drammatiche perfettamente bilanciate, raccontano, attraverso la storia di Eilis Lacey, moderna eroina divisa tra Vecchio e Nuovo Mondo, quel senso di straniamento e sradicamento che coglie ciascun migrante. Quel senso di riscatto unito alla ricerca di un futuro più promettente. Partendo dal singolo e tracciando l’epopea di una comunità, Tóibín nel suo bestseller pone l’accento su una storica frase pronunciata quasi un secolo fa dal Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt: «Ricordate sempre che tutti noi, e tu ed io in particolare, discendiamo da immigrati».