La Sacra Spina di san Giovanni Bianco. Il fatto e il tipo di Chiesa che si vuole costruire attorno al fatto

IL FATTO TRA OSSERVATORI CINICI E OSSERVATORI SCETTICI

La vicenda della Sacra Spina di san Giovanni Bianco è interessante, da tanti punti di vista. Abbiamo incontrato, in questi giorni, molta gente e sentito di molte posizioni diverse. Da quelle, abbondanti nei social, che vedono nella vicenda l’ennesimo imbroglio della Chiesa per fare soldi, a quelle entusiaste che gridano semplicemente al miracolo, a quelle critiche che affermano che, per un credente, non è questo che conta per la fede, che la fede si nutre di Parola di Dio, che non sono le Madonne che piangono o le spine che fioriscono che danno senso alla fede. E via dicendo.

IL FATTO C’È. BISOGNA SPIEGARLO

Bene. Mi pare necessario dire un paio di cose su quello che sta avvenendo e su quello che si sta dicendo. Prima. La “cosa” è avvenuta. Si può essere scettici finché si vuole. Ma se è avvenuto qualcosa bisogna spiegare il qualcosa. “Eppur si muove” diceva Galileo ai cardinali di curia che negavano la scienza in nome della fede. “Eppur si muove” potrebbero dire i credenti di oggi a chi nega la fede in nome della scienza. Oddio: non è proprio la fede in gioco, certo, ma un evento legato al mondo della fede. “La Sacra Spina non è nel credo”, mi dice un amico. “Ma neanche l’eucarestia è nel credo”, gli rispondo. Ma, soprattutto, non si può dire che il fatto non c’è solo perché non si riesce a spiegarlo. Altrimenti chi è oscurantista: la Chiesa che dice: guardate, c’è; oppure chi dice: non voglio neppure guardare, tanto sono sicuro che non c’è?

LA FEDE POPOLARE: DIRITTO AD ESISTERE

Seconda. L’entusiasmo popolare attorno alla vicenda è esso pure un fatto di cui prendere nota, onestamente. Ed è anche una conferma. La fede vuole “toccare”, “vedere”, “fare l’esperienza”. Ma certo che è pericoloso. Certo che Gesù, da un capo all’altro del vangelo, mette in guardia contro la fame di “segni”. Ma, da un capo all’altro del Vangelo, Gesù, i segni li fa. E spesso è lui stesso a metterli in rapporto con la fede. Leggere in particolare il vangelo di Giovani per saperne qualcosa di più. Nella critica di questi  giorni alla  fede popolare ci vedo qualcosa a metà strada fra il clericale e il giacobino. Siamo noi i credenti moderni, quelli buoni, che sanno di bibbia, e magari anche ebraico, di greco e di latino, non questa gente che si lascia imbambolare da un pezzo di legno che fiorisce.  “Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta”. Sono i farisei che, proprio nel vangelo di Giovanni, apostrofano Nicodemo che si era azzardato a difendere Gesù. Insomma: i pochi e buoni che sanno, contro i molti poveracci che non sanno. La storia si ripete.

LA CHIESA DI TUTTI O QUELLA DI QUALCUNO SOLTANTO

In fondo, dunque, la vicenda della Sacra Spina fa discutere non solo la verità del fatto, ma la natura di Chiesa nella quale il fatto avviene.  Si vuole una Chiesa accogliente dove le varie forme di fede sono accolte o una Chiesa aggressiva dove chi sa scomunica chi non sa? Sarebbe rischioso, mi pare. Perché se si adotta quest’ultima posizione, niente può escludere lo stesso gioco a parti rovesciate: arriverà un giorno in cui chi non sa scomunica chi sa. Ma, se così è, che tipo di Chiesa si vuole costruire?