San Giovanni Bianco e la Sacra Spina. Il meraviglioso è passato. Adesso viene il bello

Foto: San Giovanni Bianco

La vicenda è finita: la Sacra Spina è fiorita, grandi entusiasmi, grandi folle. Grande tutto. Adesso ricomincia la vita di tutti i giorni. Nel nostro piccolo ci siamo impegnati a essere, anche noi, difensori della serietà dell’evento e della necessità di essere seri nel valutarlo. Abbiamo sostenuto che non andava liquidato semplicemente perché non rientrava negli schemi intellettuali – spesso intellettualistici – del disincantato osservatore moderno. E avevamo anche aggiunto che la religiosità popolare, che in quell’evento si riconosce ampiamente, ha diritto di cittadinanza a tutti gli effetti.

Adesso però l’evento è diventato – o diventerà a breve – passato. E nasce un problema semplice e cruciale per la comunità cristiana: come vivere senza miracoli. Perché è chiaro: la comunità cristiana non vive in funzione dei miracoli ma, semmai il contrario: i miracoli avvengono in funzione della comunità cristiana. La quale, adesso soprattutto che si trova di fronte al suo quotidiano, si chiede che cosa significa essere comunità cristiana. Domanda non molto originale, come appare evidente, ma necessaria. E allora bisogna tornare a parlare di annuncio cristiano, di liturgia, di carità, di quelle “cose lì” che, se ci sono, c’è comunità cristiana e se non ci sono non c’è neppure la comunità cristiana, anche se  gratificata di qualche miracolo. Si potrebbe anche dire che la storia di una comunità è come un lungo discorso il quale ha bisogno, di tanto in tanto di una parentesi per spiegarsi e rinforzarsi. Ma se il discorso è tutto parentesi non è più un discorso e se è infarcito di parentesi non è più leggibile.

La Sacra Spina è stata una parentesi, bella e entusiasmante. Ma adesso riprende il discorso “banale” della vita di tutti i giorni. L’evento può immettere entusiasmo in questo “ordinario” ma non può sostituirlo. In qualche modo si potrebbe dire che il meraviglioso è passato. Adesso viene il bello.