Atena Ascolta. Un nuovo servizio realizzato da genitori per accogliere e ascoltare giovani a rischio di dipendenze

Si chiama “Atena Ascolta” ed é il nuovo servizio dell’Associazione Genitori Atena, che sarà inaugurato questo sabato 9 aprile alle 10.30 all’Archivio parrocchiale della Chiesa di S. Alessandro in Colonna di Bergamo. L’Associazione Genitori Atena, attiva da maggio 2012, svolge un’attività di prevenzione al disagio giovanile, alle dipendenze da tabacco, gioco d’azzardo, droghe, con particolare attenzione al problema dell’alcolismo giovanile. “L’obiettivo che ci poniamo con l’apertura di “Atena Ascolta” – spiega la presidente Ambra Finazzi – è quello di fornire un servizio per accogliere, ascoltare e consigliare i genitori, i figli e le persone con problematiche derivanti dall’uso di sostanze alcoliche, stupefacenti, gioco d’azzardo patologico e comportamenti a rischio”. Il servizio sarà attivo il lunedì, dalle ore 13 alle ore 17. L’utenza potrà contattare “Atena Ascolta” sia attraverso un contatto telefonico diretto e privato che attraverso il sito dell’associazione. Risponderà direttamente una psicoterapeuta che, terminata la fase d’ascolto, in funzione delle problematiche emerse, se necessario, valuterà con l’utente la possibilità di creare contatti, sia con le strutture territoriali di Bergamo e provincia, sia con eventuali associazioni legate alle evidenze emerse. “Il servizio è esteso non solo all’utenza di Bergamo – chiarisce la presidente -, ma anche alla provincia, con l’augurio che questo sia solo il primo passo per l’apertura di altri “Atena Ascolta” per rendere il servizio più facilmente fruibile a chi abita in provincia”. A sottolineare l’importanza di questo nuovo servizio, la testimonianza della signora Anna, il cui figlio Marco (nome di fantasia) ha avuto problemi di dipendenza da alcol e sostanze: “Una cosa che ho sicuramente imparato da questa mia difficile storia – racconta – è che la dipendenza di un figlio da qualsiasi sostanza porta con sé l’insidia dell’isolamento. Tutta la sofferenza, forse una componente di vergogna, un velo di imbarazzo, chi lo sa, ma essere un genitore che ha a che fare con la dipendenza di un figlio rende soli”. Ed é per questo motivo che lei racconta la sua storia, per dare la forza ad altri genitori che si sono trovati nella stessa situazione nel rivolgersi a chi di competente, soprattutto ora che Atena offre questo servizio: “E’ vero, spesso nessuno ha ascoltato la mia richiesta di aiuto, ma altre volte io ho “tagliato fuori” volontariamente chi poteva sentirmi. Per questo ringrazio chi dà la possibilità alle famiglie di essere ascoltate nell’anonimato, e di essere aiutate”. E continua raccontando la sua storia: “Per tanto tempo sono stata solo la mamma di un figlio dipendente da alcool e sostanze. Dico “solo”, perchè avere un figlio dipendente da sostanze annulla tutto ciò che non è questo, inesorabilmente e senza via di scampo: si perde ogni altro interesse, il resto della famiglia, il lavoro, la dignità, la voglia di pensare a se stessi”. Marco, classe 1993, con un’intelligenza superiore alla norma, in bilico fra vette di successi al di là della sua età e rovinose cadute nelle relazioni, arrivato al liceo pare avviarsi ad una vita sociale più quieta. “Come mamma sono alquanto in allarme – prosegue Anna -: non mi pare che Marco sia sereno, mi sembra che la sua sfera emotiva sia fuori controllo e che lui ne sia sopraffatto. Ne parlo con gli insegnanti, che quasi ridono, dicendomi che è una normale “fase adolescenziale”. Ne parlo con la nostra dottoressa,che prescrive alcuni esami da cui risulta che Cristiano ha avuto la mononucleosi. Tutto spiegato, tutti sollevati e contenti. La paura che ci si qualcosa di peggio si allontana, o meglio, a noi fa comodo così. A tutti fa comodo così”. Fino al terzo anno delle superiori: Marco appare sempre meno sereno, i suoi occhi sono spesso arrossati e stanchi, i voti calano vertiginosamente, le ore in casa passano fra “pisolini”e computer, a scuola si rivolge in modo arrogante ai professori e parla apertamente di “fumo”. “Lo affrontiamo, lui nega. Noi teniamo duro. Lo castighiamo: niente computer né cellulare e basta uscite. Lui accetta e si calma”. Ma poi ricomincia, viene bocciato e mandato a lavorare come muratore. Sembra riprendersi:ammette di usare marjuana, ma promette di smettere. Invece non é cosí: “Nei due anni successivi, nonostante i nostri mille, diversi interventi, Marco si annulla nelle sostanze e nell’alcol. Arriva ad usare di tutto, in casa spariscono i medicinali, ruba soldi e gioielli. Accetta di andare dallo psicologo, poi dallo psichiatra, poi al Sert. Sa di star male. Promette, anche a se stesso di smettere. Ma ormai la sua paura di vivere è troppa: i suoi fantasmi, forse all’inizio gestibili, ora sono enormi e lo divorano. Non sa far nulla se non “si fa” di droga o di alcol”. Anna va a denunciarlo e con lui gli spacciatori che gli offrono “amicizia e aiuto”, ma i carabinieri le dicono che non si può far nulla. Contatta le altre famiglie, quelle dei suoi “amici”, ma da parte loro nessuna reazione. Marco viene ricoverato due volte all’ospedale per “stato di incoscienza”. La seconda volta quando torna in sè, a casa , Marco esce per comprarsi una birra dicendole: “ Io non vado in una comunità: non ho bisogno d’aiuto”. Quando torna trova sua madre sulla la porta con un piccolo zaino con la sua biancheria: “Ti voglio troppo bene per lasciarti morire. Chiamami quando vorrai uscirne davvero”. E così è stato: dopo due settimane Marco è tornato, chiedendo aiuto. “Lo abbiamo riaccolto solo a condizione che entrasse in una comunità. Abbiamo iniziato il percorso di preparazione con l’associazione del nostro territorio. Questa volta non abbiamo mai ceduto alla speranza che le cose potessero cambiare da sole, ci siamo fidati. E abbiamo fatto bene. Le ferite che Marco ci ha inferto sono molte e profonde; altrettante ce le siamo procurate a vicenda, brancolando nel buio e travolgendoci a vicenda. Ma tutti insieme abbiamo seguito un percorso preciso, sorretti da persone competenti e consapevoli. Stiamo davvero avanzando ed ora credo davvero che tutto questo farà parte del passato. Marco è ancora in comunità, ma sta molto, molto meglio. Si diplomerà a breve ed ha imparato un buon lavoro. E’ sereno, felice e vuole costruirsi un futuro normale. Ha molto sofferto ed ha riflettuto; ha imparato a gestire le sue paure”. E conclude: “Dico ai genitori di muoversi con decisione e con forza e di accettare le occasioni di aiuto, preziose ed uniche. E’ vero, non è colpa della famiglia se un figlio beve o si droga, ma è colpa della famiglia non affrontare il problema: da solo non passa”.
Per informazioni e appuntamenti per il servizio Atena Ascolta: contattare nei giorni feriali dalle 9 alle 12.30 il numero 347 9607132 o collegarsi a http://www.associazionegenitoriatena.it/