La regina di Biancaneve in Chiesa. Il parere del parroco di Belsito sulla sparizione degli intellettuali e la Chiesa

Foto: il sociologo Francesco Alberoni

SULLA FINE DEGLI INTELLETTUALI

In pieno ferragosto di alcuni anni fa, quando malgrado le alghe mucillagginose, ambedue le maggioranze degli italiani, quella silenziosa e quella loquace, come sempre in quella stagione, erano finalmente d’accordo, nel più coscienzioso adempimento del diritto allo spasso vacanziero, l’inevitabile Francesco Alberoni, con uno dei suoi pezzi tra il “pubblico e  privato”, sperava di gelare le spiagge e le montagne italiane con l’annuncio storico della “fine degli intellettuali”.

Il parroco di Belsito, con cui ne parlai quasi subito, ne era rimasto turbato e già immaginava con angoscia il mondo senza quella specie di animali indispensabili all’ecosistema. Penso però che sia stato uno dei pochi in Italia ad agitarsi, visto che nessuno, nemmeno i verdi di tutte le tonalità e nemmeno lo stesso Wvf, si erano dati la minima pena per la sconvolgente notizia.

LA SPECIE NOSTRANA DEGLI INTELLETTUALI

Cercai di tranquillizzarlo dicendogli che in realtà la razza era estinta già da tempo e che i sedicenti o presunti intellettuali, ancora in circolazione prima dell’estinzione lamentata dal nostro onnipresente tastapolso sociale, non erano altro che patetiche parodie dell’intellettuale doc.

Gli feci notare che, mentre al sarto dei Promessi Sposi, che pure aveva letto tutto il Guerrin Meschino, nonché il Leggendario dei Santi, davanti al Card. Federigo che lo ringraziava, dopo aggrottamenti di ciglia e corrugamenti di fronte, era riuscito di dire solo un banalissimo “Si figuri!”, di cui si vergognò finché ebbe vita; gli intellettuali italici, al contratrio, per via della loro furbizia, usciva qualcosa di più complesso, di più articolato di un semplice e plebeo “si figuri”, ma il peso specifico, alla fine dei conti, era lo stesso e non si ha però notizia che nessuno ne abbia mai avuto vergogna.

E poi – ma questo lo disse l’amico di Belsito, non io – a ben guardare, gli intellettuali nostrani erano conformisti e opportunisti, e di un genere neanche tanto fine, per cui si poteva parlare di intellettuali dell’area “x” e del perimetro “y”, e, prima che uno aprisse bocca, sapevi già ciò che avrebbe detto.

CAUSE E RIMEDIO DELLA CRISI INTELLETTUALE

Secondo l’irriducibile diagnostico dei mali sociali, il già citato Alberoni, le cause della fine dei dinosauri della nostra cultura sono state, in sostanza, tre: la sparizione dei movimenti (di cui gli intellettuali sono espressione e ai quali essi danno voce); poi il dilagare del modello americano, pragmatico e antiintellettuale; e infine il venir meno degli stimolanti ambiti nazionali senza per altro l’approdo ad una cultura europea, per mancanza di istituzioni e movimenti di portata continentale.

“Solo un grande movimento – concludeva Alberoni tra il concorde disinteresse di tutti i villeggianti agostani – potrebbe spezzare queste barriere, far emergere ideali e progetti”.

Io e il don di Belsito, stemmo a lungo a riflettere su questi ponderosi pensieri d’importanza, come si può ben vedere, epocale; grati malgrado tutto all’insopprimibile Alberoni di averceli provocati.

IL RUOLO DELLA CHIESA

“Che ne dici? -chiesi ad un certo punto all’amico- Non potrebbe essere proprio la Chiesa, con il suo essere cattolica, matrice di movimenti di portata continentale e perfino mondiale, a far emergere ideali e progetti come auspica Alberoni, perché ci sia posto ancora per il risorgere della specie degli intellettuali?”.

“Mah! – sospirò lui – Con quel pullulare di regine di Biancaneve che c’è anche nella Chiesa non mi pare che il clima sia molto propizio al rifiorire dell’intellettualità grazie alla Chiesa”.

“Che c’entra ora Biancaneve?” chiesi io alquanto disorientato.

«Ma sì! – rispose – la nostra Chiesa mi sembra un pollaio con tante stie: i movimenti, le congregazioni, i gruppi e quant’altro, dove tronfie galline non fanno altro che chiedersi, come la regina di Biancaneve: ‘Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?’. E intanto naturalmente, pensano che come loro non c’è nessuno. Io non me ne intendo molto, ma mi sai dire quale vero dibattito intellettuale, quali ideali, quali progetti può contribuire a far nascere una regina di Biancaneve? E mille regine? Meno male che è arrivato Francesco a dare una calmata alla petulanza delle varie regine di Biancaneve, porgendo loro non specchi di comodo, ma solo quello del Vangelo”.