Gli Ambasciatori del Sorriso da Bergamo alla Grecia: otto clown volontari al campo di Idomeni

Noi Ambasciatori del Sorriso, cerchiamo di creare un ponte di Amore e Cura reciproca, non come uno slogan romantico o ideale, ma come un gesto attivo, dovunque noi andiamo. Fare il clown è un trucco per rendere l’Amore più vicino e accessibile: è uno strumento per costruire quel ponte”: queste le parole di Patch Adams, che trovano la propria realizzazione nell’associazione “Terraferma clown”, con sede legale a Bergamo ma i cui soci sono sparsi in tutta Italia. Il ponte che andrà a crearsi idealmente, collegherà Bergamo alla Grecia: dal 22 al 25 aprile i volontari dell’associazione saranno infatti insieme a un gruppo di otto clown nei campi di Idomeni, Polykastro, Alexandreia, Nea Kavala, Giannitsa, Diavata e per le strade dei paesini che si stanno spontaneamente facendo carico di tante famiglie. A parlarci dell’associazione, presieduta da Gabriela Calabró, è Roberta Bianchini, in arte Machilè: “Missione Lampedusa, siamo tutti su quella barca”, primo progetto della nostra associazione, è nato dopo il tragico naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, dall’incontro spontaneo di 14 clown provenienti da diverse parti d’Italia ed uniti dal bisogno di mettere il proprio spirito clown e la propria umanità a servizio dei fratelli migranti e delle comunità che li accolgono nel corso del loro viaggio”. In seguito a questa prima missione è nata “Terraferma clown”, che da allora collabora con le associazioni e le istituzioni presenti nei vari centri di accoglienza e luoghi di transito in Italia (Centro di prima accoglienza ed Isola di Lampedusa, Cara e Sprar di Mineo, Centri di accoglienza Caritas e Porto di Palermo, Centri di accoglienza e Hub della Stazione Centrale di Milano) e da quest’anno anche con la rete di associazioni che porta aiuti in alcuni campi profughi europei (Grande Synthe, Calais e Idomeni). “Le nostre Missioni – continua – sono aperte a tutti coloro che vogliono donarsi con Amore nella consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca perché siamo tutti Fratelli e che ognuno di noi può tentare di essere la Terraferma di qualcuno. Da qui il nostro nome”. L’intervento dei volontari non si fonda sull’animazione o sul puro spettacolo : ”Per noi é sempre centrale il rapporto umano, l’empatia e la vicinanza ai bisogni delle persone che incontriamo, sempre nel rispetto delle strutture e delle comunità che ci ospitano. Facciamo il possibile per pianificare le nostre missioni in modo da includere anche i centri di cura locali e dedicare attenzione alla popolazione che accoglie i migranti. Ognuno dei partecipanti lo fa a titolo personale e a proprie spese, unicamente motivato dal desiderio di contribuire a portare un sia pur infinitesimale conforto ai protagonisti di questa tragedia umanitaria”. Un’esperienza forte e intensa, che ha lasciato il segno :”L’esperienza umana è stata ogni volta molto intensa e ha toccato nel profondo ciascuno di noi. Gli ospiti, i responsabili e gli operatori dei diversi centri ci hanno accolto con grande disponibilità. Sono state ore ricche di vicinanza, di condivisione, di spensieratezza, di gioco e di ritorno alla normalità”. Da qui la volontà di continuare l’esperienza nei luoghi di maggior transito e dove la situazione si fa ogni giorno più drammatica: “Abbiamo intessuto giorno per giorno una rete di contatti con associazioni e volontari indipendenti che con coraggio, costanza e umanità si stanno assumendo la responsabilità di non voltarsi di fronte a dei fratelli in difficoltà”. Santalessandro li accoglierà al ritorno, per raccontarvi la loro esperienza sul campo.