Mens sana in corpore sano. In fondo gli italiani si piacciono: la cultura del benessere e i suoi eccessi

Il dossier di questa settimana ruota intorno al corpo e alla cultura del “benessere”, del “sanismo”, che nella società contemporanea si spinge a volte anche fino a conseguenze estreme. Parliamo del rapporto che gli italiani hanno con il proprio aspetto; dei disagi come l’anoressia, una forma di autopunizione che affonda le radici in un malessere dell’anima; della dieta “smart” in cui gli alimenti diventano un po’ farmaco e cura; e infine degli esperimenti scientifici con le biotecnologie che portano a costruire protesi e “tessuti di ricambio” con la stampa in 3d.

Gli italiani si piacciono, sono soddisfatti del loro aspetto, quindi accettano i propri difetti fisici anche perché si sa, nessuno è perfetto. È questo il positivo e sorprendente risultato di una recente ricerca del Censis, centro di studi e ricerche sociali fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, intitolata “Fronte del corpo”, che ha rilevato che 8 italiani su 10 promuovono il loro corpo. In una società nella quale c’è la corsa ad apparire più belli, più tonici, più “scolpiti” e sempre più in forma smagliante, la gran parte dei nostri connazionali, l’85%, la mattina prima di uscire da casa, si mette davanti allo specchio e soddisfatto di ciò che vede, esclama a se stesso: “Sì, vado bene così”. La ricerca appare quanto mai interessante perché investiga il rapporto tra noi e la nostra immagine, come appare, come vorremmo che fosse, simile a quella che presentiamo ogni giorno al mondo e che possiamo paragonare al nostro biglietto da visita che conserviamo nel portafoglio.

Alla domanda “Apprezza il suo corpo?”, il 43% degli italiani ha risposto “Sì, anche se non è come lo desidero”, il 42% ha detto “Sì, è come lo desidero”, mentre un restante 15%, ha espresso pollice verso nei confronti del proprio aspetto esteriore con un deciso “No”. Se i Millennials (18-34 anni), bontà loro, si piacciono “in toto”, i Baby-Boomers (35-64 anni) si piacciono meno, infatti, solo il 41% non cambierebbe nulla di sé. Se analizziamo gli over 65, solo un piccolo campione di 36% “aged” accetta senza rimpianti il verdetto dello specchio.

Una cosa è certa, richiede impegno e fatica mantenere il proprio corpo perfetto e tutto muscoli, pronto a sfoggiare il costume all’ultima moda al mare nelle imminenti vacanze estive. Lo sa bene il 51% degli italiani che si affida all’industria del wellness lavorando duramente e sudando in palestra. Da notare che la suddetta industria del wellness, nata negli edonisti anni Ottanta, “nuovo segmento di consumo”, come sottolinea il Censis, non è stata intaccata dalla crisi economica.

Al contrario un piccolo esercito di “pigroni”, il 49%, è sì iscritto in palestra ma la frequenta raramente così come è refrattario a camminare preferendo gli agi e le mollezze della comodità. “Si impegna a rendere il corpo più simile a come lo desidera?”, la risposta è stata differente secondo le fasce di età. Vediamo come: a 18-34 anni la voglia di impegnarsi è pari all’82%, scende al 46% tra i 35-64 anni e a 65 anni al 32%.

C’è però una cosa che accomuna giovani e meno giovani, sia donne sia uomini: il desiderio di essere più magri. I maschi vorrebbero un corpo più atletico (41%), più magro (26%) e più muscoloso (20%). Per quanto riguarda le donne, il tallone d’Achille è il peso (55%), il 22% vorrebbe un aspetto più tonico, giovane il 21%. Ambirebbero a essere più alte il 18% delle donne. Chi appartiene alla fascia d’età più matura, oltre i 65 anni, sa che ciò che è veramente importante possedere un fisico che resiste all’età.

«Parlare del corpo, analizzarne i cambiamenti, è parlare della società, di quanto oggi possiamo affermare la nostra soggettività, cioè quella soggettività del corpo, il nostro poterne disporre come vogliamo. Possiamo farci tatuare, mettere il piercing o fare il lifting: non sempre tutto questo è positivo, ma è sinonimo comunque di libertà.  Fino agli anni Cinquanta la percezione del corpo era soggetta a rigide norme sociali. Poi è arrivata una rivoluzione culturale, a partire dalla minigonna di Mary Quant passando per il femminismo, la rivendicazione del “corpo è mio e lo gestisco io”, fino ad oggi, in cui noi pensiamo di poter fare del nostro fisico quello che vogliamo.

E quindi allenamenti, palestre, chirurgia estetica, oppure tatuaggi, piercing, insomma il cambiamento è che ognuno di noi ritiene di poter ottenere, anzi di avere il diritto a un corpo diverso da quello in cui si ritrova», ha recentemente dichiarato Massimiliano Valerii, direttore del Censis. Se è vero che mai come ora l’uomo moderno aspira all’immortalità contando sul progresso scientifico, fermiamoci un attimo a riflettere su cosa siamo disposti a fare per rimanere giovani più a lungo possibile senza dimenticare che, ieri come oggi, il vero segreto della longevità sta tutta nella locuzione latina di Giovenale: “Mens sana in corpore sano”.