Mafia e lotta antimafia sospettata di usare metodi mafiosi. Il caso Maniaci

Il rischio più grosso del caso Maniaci – la triste parabola del paladino antimafia beccato a ricorrere a metodi simil-mafiosi – è che con l’acqua sporca si butti via anche il bambino: che cioè si cancelli, insieme all’uomo, anche il messaggio.

Cos’è che entusiasmava e che ispirava, di Maniaci? Maniaci in sè, cioè un uomo come tutti, con le sue povertà e i suoi limiti, le sue debolezze e la sua incapacità di essere come vorrebbe e dovrebbe, o il suo invito a ribellarsi, con coraggio e in prima persona, a ingiustizie e criminalità? Il pericolo che si accompagna a vicende come questa è che gli spettatori, increduli, finiscano per abbracciare uno scetticismo cosmico, rinunciando a credere, per la bassezza di qualcuno, nella grandezza di certi ideali.

È ovvio che l’epilogo di questa vicenda (se le sentenze confermeranno le accuse) getta ombre più che sinistre su un personaggio che aveva fatto della moralità predicata un programma di vita: ma già Tolstoj aveva ammonito – invano – a non toccare mai i miti, perché si rischia di restare con le mani sporche. Il problema è tutto qui: non è la persona da mitizzare, ma l’idea. Bisognerebbe ricordarlo anche in politica, dove troppo spesso, soprattutto in questa fase storica, ci si schiera e ci si scanna per i nomi e non per i concetti.

Le accuse rivolte a Maniaci sono spiacevoli, e certo appaiono ancora più amare perché si portano dietro il sapore del tradimento: ma come, proprio tu che predicavi bene, razzoli invece tanto male? Ma ancora più spiacevole sarebbe se, per il crollo di un uomo, crollassero anche tutte le idee che aleggiavano intorno a quell’uomo: mentre invece le idee restano valide, e resta intatto il messaggio che, così imperfettamente e forse ipocritamente, Maniaci propugnava pubblicamente.

Lasciamo che Pino Maniaci se la veda con la giustizia terrena e con quella divina: se la prima dirà che i sospetti su di lui sono veri e fondati, concluderemo che l’uomo non ha saputo essere all’altezza del suo messaggio. Ma il problema è suo e della sua coscienza: il nostro, ora più che mai, è tentare di esserne all’altezza noi.