“E’ finita”: un corto racconta la chiusura della Cividini. Così è cambiato il mondo del lavoro a Bergamo

“È finita. Cronaca di un epilogo annunciato”: e si parla così, con un titolo forte e simbolico, di fine dell’epoca del lavoro nel cortometraggio di Stefano Collizzoli, realizzato con Fondazione Bernareggi e Caritas diocesana, presentato nell’ambito del BergamoFestival al Centro Congressi Giovanni XXIII. «Questo lavoro costituisce la seconda parte del precedente lavoro dell’autore, Il pane a vita – spiega don Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione –. Questi due documentari nascono dal desiderio di unire chi fa cultura e chi fa cose, perché la prima non sia elitaria e fine a se stessa e perché le forme di carità non siano nicchia della sofferenza, ma, unite, generino una cultura pratica, legata alla vita, che sia comunicazione e condivisione”. “Questo lavoro, così come il precedente, è stato realizzato attraverso l’incontro reale con persone che hanno perso un lavoro. Non è soltanto un documentario, quanto un percorso di conoscenza e apertura, di difficoltà tanto da parte mia di fronte alla debolezza dell’impotenza, quanto da parte dei protagonisti di raccontarsi, anche se questo ascolto attivo si è trasformato in un sorta di intervento terapeutico, di ricostruzione di sé e della propria storia” – ha aggiunto il regista. Hanno partecipato alla tavola rotonda anche don Claudio Visconti, direttore della Caritas Diocesana, Silvia Gabriele, imprenditrice di Palaparty S.r.l. e Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL di Bergamo. Al termine della proiezione del cortometraggio due sono stati i temi affrontati nella discussione: l’attuale situazione di tutti quei lavoratori che hanno perso il posto e che si trovano a lottare quotidianamente con la difficoltà di arrivare a fine mese e quale possono essere le prospettive future, soprattutto per i giovani che sempre più si ritrovano ad essere disoccupati. “Di fronte al bisogno di tante famiglie che si sono ritrovate nella povertà, Caritas ha istituito il fondo famiglia – lavoro, con il quale negli ultimi anni circa 5 milioni di euro, provenienti tutti da privati, hanno raggiunto quasi 2400 persone. Questo servizio, però, più propriamente deve essere identificato per quello che è, ovvero un’opera – segno, che scuotesse la società e le istituzione di fronte ad un problema sempre più chiaro ed evidente: non più immigrati e persone con disagio si rivolgevano e si rivolgono tuttora alla Caritas, ma famiglie che, una volta perso il lavoro, non riescono più ad inserirsi in questo circuito” – commenta Visconti, e prosegue “Da questo video e dalle parole che si sentono rispetto a questa crisi, due sono le domande che mi pongo e che ogni cittadino dovrebbe porsi, così da vivere la forma più dignitosa di politica, cioè quella che deve essere a servizio di tutti: se oggi il mondo è governato dalla finanza e se una sola multinazionale detiene un capitale pari a quello di 49 Paesi a risorse limitate, che prospettive si hanno per il mondo? Dove sono i valori che l’hanno sempre governato se oggi il potere è solo dell’economia? E se non tutti avranno un’idea geniale in grado di rivoluzionare il mondo, come potrebbero essere stati Jobs o Zuckerberg, e non tutti di certo l’avranno, dove vengono lasciati tutti questi normali?”. Altro problema, sollevato in particolare da Piccinini, è quello di tante famiglie che, in un periodo di leggera e lenta ripresa, si ritrovano a casa figli maggiorenni e disoccupati: “Da quando sono crollati due pilastri dell’industria bergamasca, Cividini e  Honegger, protagonisti dei due documentari di Collizzoli, è cambiato il mondo bergamasco del lavoro. Ma la questione oggi non è soltanto quella di collocare chi un lavoro non ce l’ha più, ma ritrovare e ricostruire tutto ciò che significa lavoro, vale a dire conoscenze, competenze, relazioni e identità”. Infine, ultima a prendere la parola è stata Silvia Gabriele, fondatrice della start – up Palaparty, esempio controcorrente in un futuro che sembra privo di speranza: “ Senza dubbio sono fondamentali un supporto tecnico, finanziario e professionale per poter intraprendere un progetto e farlo diventare realtà, ma sono convinta che ancora più fondamentali siano le relazioni. Bisogna superare il tempo dell’individualismo economico per riconoscere come risorse le relazioni, da mettere a disposizione e da avere a disposizione. Ognuno ha del potenziale con cui poter cambiare il mondo, ma questo sarà possibile solo attraverso spirito aggregativo e senso sociale”.