No alle polemiche da polverone: la presenza femminile nella Chiesa vuole solo emergere in un modo nuovo

L’impressione è che, se bisogna cogliere la tradizione della Chiesa tramandata per secoli, sia, nel contempo, urgente compiere il passo ermeneutico, il passo interpretativo che tenga conto del pensiero e del linguaggio odierno. Per di più in un mondo globalizzato, senza confini, in cui pullulano culture, lingue, mentalità diversissime, tutte però disposte a giocare la propria vita per Cristo.

Domande che esigono risposte. Non domande retoriche o cariche di piaggeria. Le consacrate hanno goduto in libertà di questa opportunità, non stringendo alle corde Francesco, ma chiedendo chiarezza e punti di riferimento per procedere.

La presenza femminile vuole dirsi in modalità nuova. Non per scardinare secoli di oppressione, presunta o reale; non per sentirsi avanguardie innovative ma per rispondere all’oggi della Chiesa con l’oggi delle consacrate; non in polemica da polverone. Tutti questi “non” sono trampolini di lancio per una autentica positività.
Sono domande che si radicano in profondità, quanto in profondità si radica la stessa consacrazione.
Chi più del vescovo di Roma può delineare un tracciato? A prescindere dal fatto che l’ascolto delle dirette interessate non sarebbe mai da sottovalutare o da ignorare: consacrate o semplici laiche o fedeli.
L’impressione è che, se bisogna cogliere la tradizione della Chiesa tramandata per secoli, sia, nel contempo, urgente compiere il passo ermeneutico, il passo interpretativo che tenga conto del pensiero e del linguaggio odierno. Per di più in un mondo globalizzato, senza confini, in cui pullulano culture, lingue, mentalità diversissime, tutte però disposte a giocare la propria vita per Cristo.
Francesco distingue e sprona.

Servizio e non servitù: non servaggio, manovalanza ma cura. Sarebbe interessante chiedersi perché dopo aver condiviso il pasto insieme, resti alla donna il lavaggio dei piatti. Ci si è nutriti insieme, insieme allora si collabori alla pulizia. Uomo o donna, entrambi non hanno mani? Le consacrate sanno e possono prendersi cura della persona che cerca Dio e vuole entrare in relazione con Lui, partendo proprio dalla loro personale esperienza di donne toccate dallo Spirito.
Presenti dove si decide: la decisione non può essere calata dall’alto e imposta. Deve sorgere e maturare dal confronto fra due ottiche, quella maschile e quella femminile che, insieme, vogliono vivere l’annuncio evangelico.
Clericalismo: potrei sbagliarmi ma oso dire che ben poche fra noi consacrate desiderino “clericalizzarsi”. Il prete ha il suo ruolo, il suo compito, il suo servizio. Come lo declina però con la presenza di consacrate che non vogliono imitarlo ma vogliono servire restando se stesse? Una cosa è certa: se non ci fanno spazio, non restiamo neppure mummie, restiamo solo cadaveri.
Omelia: Francesco traccia un recinto nel sacro in cui la Messa, perché presieduta dal presbitero, richiede che lo spezzare della Parola gli spetti. Fuori dal recinto può risuonare la voce della donna che ha scrutato la Parola e l’ha fatta sua, tanto da poterla, a sua volta, donare. Domando a mia volta: simili spazi esistono? Se non esistono, i presbiteri li lasciano creare e colmare da noi donne?
Il diaconato permanente: terra che scotta. L’unica strada per non irrigidirsi da una parte e peccare di cecità e per non spezzare lance inutili e dannose dall’altra motivando una vista lungimirante, è uno studio ricco di epoché, di quella capacità sovrana di considerare i fatti storici nella loro realtà. Ricca del distacco critico che ascolta lo Spirito, così come è intervenuto nella storia e non come si vorrebbe fosse intervenuto. Richiede pulizia di mente, trasparenza da pregiudizi. Sarà bene che la Commissione lavori e si documenti. Ricerca per esperti ma non appartenenti al neutro filosofico, dove si intenda i soli maschi, ma ricerca in cui le esperte possano cimentarsi ed anche apportare quanto desiderano, per diventare insieme docili strumenti in mano allo Spirito che disegna senza sosta il volto della Chiesa.
Sappiate riposarvi: un ottimo consiglio! Non è solo l’attivismo, la smania di concretare che gli sono acerrimi nemici, è la realtà stessa che, quando coinvolge, rischia di fagocitare. Quel riposo che non è solo sinonimo di buona dormita o di una passeggiata rilassante ma è soprattutto quella postura che trova il suo respiro solo se si pone in ascolto di Colui cui si appartiene e si vuole annunciare.

Tasti interessanti e tasti dolenti. Non se ne può venir fuori senza entrare, una buona volta, nella concretezza della vita. Ci vuole il coraggio di sperimentare, di attuare. Altrimenti le nostre bisnipotine si porranno ancora gli stessi interrogativi.
Teologia, tradizione, cultura devono interagire, con scientificità rigorosa, con trasparenza. Con l’apporto della teologia approfondita dalle stesse donne. Tuttavia rimane ancora una domanda per amore di verità: Padre Francesco quando si comincia?