“Il compito delle donne nella Chiesa parte dai loro talenti: fare spazio, accogliere, ascoltare, comprendere, amare”

Il ruolo delle donne nella chiesa si può leggere a partire dai loro talenti, dalle loro caratteristiche peculiari: è questa la chiave di lettura che offre suor Gemma Boschetto, delle Orsoline di Gandino, vicaria generale e delegata dell’USMI (Unione delle superiore maggiori d’Italia) della diocesi di Bergamo.
“E’ importante – sottolinea suor Gemma – mantenere costante la propria specificità, caratteristiche come l’attenzione, la cura per l’altro, la capacità di prevederne i bisogni. Penso alla figura di Maria, alla sua capacità di intuire anche le necessità nascoste. Credo si debba partire da qui, e non tanto aggrapparci a ruoli e incarichi. In particolare a noi consacrate viene chiesto di esserci con tutte noi stesse, con quel dono che San Giovanni Paolo II ha chiamato genio femminile”.
Non è un momento particolarmente florido per le vocazioni e per le congregazioni religiose: “Siamo consapevoli – prosegue suor Gemma – della necessità di testimoniare il senso della vita consacrata, di essere segno, adesso è anche più importante dell’azione concreta. Avvertiamo l’urgenza di tornare all’appartenenza, a riferirci a Gesù attraverso un incontro quotidiano: è questo che poi aiuta a essere e a diventare sempre più un dono. Un ritorno al Signore che permette poi di esprimere una autentica passione per l’umanità, che si attua, sì, nei molteplici servizi. Ma che prima di tutto è una preoccupazione per la salvezza dell’altro, un desiderio di mettersi a disposizione, di fare in modo che le persone che abbiamo vicino trovino la loro strada”.
E’ un momento di grandi trasformazioni per la Chiesa e per il mondo: “Anche noi – osserva suor Gemma – siamo chiamate a cercare di cogliere all’orizzonte le novità per poterle realizzare, consapevoli della ricchezza del nostro passato e delle tradizioni, che però hanno bisogno ora di nuovi impulsi. Il punto di partenza è proprio un ritorno a Gesù”.
Spetta (anche) alle suore il compito di mostrare che Vangelo non è cosa lontana dalla vita: “Cerchiamo di mostrare come possa aiutare anche ad affrontare quello che causa fatica e difficoltà. In particolare in questo momento ci sentiamo chiamate ad essere testimoni della capacità di vivere insieme con quello stile che viene dalla fede. E’ un aspetto che fra l’altro sperimentiamo nelle nostre comunità dove ci sono persone di età, cultura e provenienze diverse. Può essere una grande sfida, si può fare di questo un elemento forte che accomuna, da vivere secondo il Vangelo, imparando qualcosa ogni giorno. Essere capaci di carità, come dice il vescovo Francesco, non è facile, è un impegno che cresce ogni giorno e dentro ogni incontro che facciamo”.
A volte le donne si sentono penalizzate nella maternità e nella coppia: “Ma siamo prima di tutto noi a pensare che questo ci freni – aggiunge suor Gemma -. Certamente l’esperienza di generare la vita chiede necessariamente di rinunciare a qualcosa, ma lo si fa per dare spazio a compiti importanti come educare, promuovere, far crescere un figlio. E assolvendo a questo compito una donna a sua volta matura e impara a fare spazio e ad amare l’altro non a partire dal proprio punto di vista ma dai suoi bisogni. E questa nuova capacità si trasmette e si allarga alla comunità che sta intorno e a tutta la società civile. Si costituiscono tanti altri gruppi ed essere donna, madre, amica e sorella permette di vivere pienamente l’essere donna. Vale anche per le suore che non diventano madri ma si prendono cura della comunità e offrono il loro apporto perché risponda al meglio alla propria vocazione. Mettono in atto così il rapporto di cura reciproco che si realizza nella famiglia, e uno sguardo di fede aiuta a dargli significato”.