Folla a Sotto il Monte per l’ultimo saluto al cardinale Capovilla. Monsignor Forte: «Testimone di speranza per il mondo»

«I saggi risplenderanno come le stelle del firmamento». Con questa frase, tratta dal Libro di Daniele, il vescovo Francesco Beschi nell’omelia dei funerali ha tratteggiato il ritratto del cardinale Loris Francesco Capovilla, che fu segretario di San Papa Giovanni XXIII fin dai tempi in cui era stato cardinale patriarca di Venezia, celebrati la mattina del 30 maggio nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte. Il cardinale è morto il 26 maggio alla veneranda età di 100 anni. La chiesa era stracolma di fedeli. Erano presenti, fra gli altri, il ministro Maurizio Martina, il prefetto Francesca Ferrandino, l’onorevole Pierluigi Bersani, i parlamentari bergamaschi Antonio Misiani e Giovanni Sanga, il sindaco di Sotto il Monte Maria Grazia Dadda. Hanno concelebrato 11 vescovi, fra cui il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e i vescovi bergamaschi Maurizio Gervasoni, Maurizio Malvestiti e Carlo Mazza. La bara lignea del cardinale era di fattura molto semplice, come da lui desiderato, ed è stata accolta da un caloroso applauso che ha ulteriormente testimoniato la stima e l’affetto di tutti. All’omelia, riprendendo il Vangelo, il vescovo Beschi ha paragonato Capovilla al cantico del saggio Simone, che ottiene la grazia, prima di morire, di stringere tra le braccia il piccolo Gesù al Tempio. «Gli occhi di Simeone esprimono una vista intelligente e spirituale che fa vedere ciò che sfugge ad altri occhi. Simeone era anziano, eppure trova la forza di correre al Tempio con fervore, spinto dallo Spirito Santo. Così ha fatto Loris Capovilla — ha aggiunto il vescovo —. Ci consegna la testimonianza dell’esperienza della sua lunga vita indicando sempre una aurora di speranza per il mondo».
L’elogio funebre è stato tenuto da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, la stessa sede guidata, dal 1967 al 1971, da Capovilla, tracciando «un itinerario di luoghi dell’anima» del cardinale. Il primo luogo è stato la famiglia e il ministero sacerdotale a Venezia. Il secondo luogo fu il periodo di segretario di Angelo Roncalli cardinale patriarca di Venezia e poi Pontefice. Il terzo luogo fu l’arcidiocesi di Chieti. Al riguardo, monsignor Forte ha rivelato le difficoltà incontrate da Capovilla, documentate anche in una recente ricerca storica. «Ai preti diocesani disse che le parole “riforma e cambiamento” non dovevano angosciare. Purtroppo, attorno a lui ci fu un immobilismo, di cui pagò il prezzo, fino a dare le dimissioni. Però il suo passaggio non fu infruttuoso». Il quarto luogo dell’anima fu la prelatura di Loreto. «Al tempo del convegno ecclesiale nazionale, disse ai vescovi italiani: “Molti pastori vogliono insegnare ciò che non hanno imparato”. E li invitò a riconciliarsi continuamente con Dio, i fratelli e gli ambiti di vita dell’uomo». L’ultimo luogo è stato Sotto il Monte, dove visse nella preghiera e nell’accoglienza dei pellegrini. «Sei stato buono e misericordioso, sapiente e saggio», ha concluso monsignor Forte. Un nipote ha salutato il cardinale ricordando sia l’affetto che ha dispensato a tutti i parenti, sia un incontro con il cardinale Martini ormai malato. «Disse a mio zio: Il Signore ti darà ancora una vita lunga, per continuare a testimoniare il messaggio di Papa Giovanni».
La salma è stata poi portata all’esterno fra il silenzio totale, come aveva chiesto il vescovo Beschi per rispondere a un desiderio espresso da Capovilla. Quindi, in forma privata, la tumulazione nell’abbazia di Fontanella, vicino a padre David Maria Turoldo, come il cardinale aveva chiesto.