Il vescovo Francesco al Giubileo dei malati: «Scienza e competenza non bastano se mancano amore e speranza»

«Nella malattia, scienza e competenza non bastano se manca l’amore che diviene speranza. La persona umana, soprattutto se malata, debole, sofferente e disabile, non va mai ridotta a corpo, ma ha bisogno di un’unica risposta, che non è un sentimento, ma è l’amore di Gesù Cristo, che si identifica con la persona malata e sofferente». Domenica 12 giugno, il vescovo Francesco Beschi ha presieduto la Messa del Giubileo del malato e del disabile nella chiesa dell’ospedale Papa Giovanni. Fra le persone presenti c’erano il sindaco Giorgio Gori e Carlo Nicora, direttore generale dell’ospedale. Per decisione di Papa Francesco, ogni luogo di malattia e sofferenza è diventato una speciale «porta santa», come quella delle chiese giubilari. «La nostra Chiesa diocesana celebra il Giubileo di tutte le persone malate e disabili in unione con il Papa e la Chiesa universale — ha detto il vescovo —. La malattia è una condizione penosa che nessuno vorrebbe sperimentare. Saluto tutti, soprattutto malati, bambini, anziani nelle loro case e in questo magnifico ospedale che rappresenta tutte le strutture del territorio che rispondono alle attese dei nostri malati e disabili». Monsignor Beschi ha ricordato le guarigioni operate da Gesù Cristo. «Non sono magia, ma sono segni e strade aperte alla speranza e al riscatto che dicono che il Vangelo e la speranza sono sempre possibili». Riprendendo il Vangelo, il vescovo ha sottolineato come Simone il fariseo fosse una brava persona che rispettava le regole. «Però non basta. Leggi e organizzazioni, pur necessarie, non salvano, non sono sufficienti a rispondere alle attese di guarigione, riscatto e riconoscimento della persona anche nei suoi limiti. La civiltà più grande è l’amore donato e accolto». Il vescovo ha infine parlato del significato della «porta santa» dell’ospedale, cioè «simbolo di speranza e solidarietà di tutte le strutture del territorio. Ma la porta santa è soprattutto il nostro cuore che non si chiude davanti agli altri, soprattutto se malati, sofferenti e disabili».

All’esterno della chiesa, in un apposito spazio filatelico era in vendita un annullo speciale delle Poste italiane per il Giubileo dell’ammalato. Inoltre erano disponibili due cartoline. Su una era raffigurato l’interno della Cattedrale, mentre sull’altra erano riprodotti l’affresco di Sant’Alessandro all’ingresso della Curia e l’interno della chiesa dell’ospedale.