L’Inghilterra, la Brexit, l’Europa. Appunti di storia per capire

Foto: Jo Cox, la deputata laburista uccisa da un estremista

IL “SOGNO” DI CHURCHILL E IL MANIFESTO DI VENTOTENE

Fu Winston Churchill il primo politico mondiale a parlare nel 1946 di “una struttura sotto la quale vivere in pace, in sicurezza, in libertà… una specie di Stati uniti d’Europa”. Forse aveva letto il Manifesto di Ventotene. Era stato redatto tra il 1941 e il 1944 nell’isola di confino da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann, intitolato “Per un’Europa libera e unita”, pubblicato da Eugenio Colorni nel 1944. Vi si prefigurava l’istituzione di una Federazione europea, dotata di un Parlamento europeo eletto a suffragio universale e di un governo democratico con poteri reali in alcuni settori fondamentali come l’economia e la politica estera. Straordinariamente attuali queste righe del Manifesto: “…la linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea, che separa coloro che concepiscono come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale”. Di lava incandescente di passioni popolari fino all’assassinio politico è fatta oggi la battaglia in corso in Gran Bretagna e in Europa. L’odio sembra ormai percorrere le nostre strade, fomentato dal populismo politico e mediatico. Anche l’odio rende sul piano elettorale e su quello dell’audience…

LA GRAN BRETAGNA E L’EUROPA. QUALCHE DATA

Quando Churchill delineava quello scenario visionario, la seconda guerra mondiale era finita da meno di un anno, la Gran Bretagna ne usciva ridimensionata sul piano globale, il mondo della guerra fredda si avviava alla divisione Usa-Urss lungo la cortina di ferro, di cui lo stesso Churchill aveva parlato a Fulton nel marzo del ’46. Tuttavia sarà solo nel 1961 che la Gran Bretagna chiederà di aderire alla CEE, in cui sarà accettata nel 1973, dopo aver superato l’opposizione nazionalistica dei francesi. Subito dopo, però, chiederà la rinegoziazione degli accordi. Pertanto, quando si firma il Trattato di Maastricht nel 1992, la Gran Bretagna decide di rimaner fuori dalla moneta unica. Ulteriori e recentissime rinegoziazioni nonché l’impegno di Cameron a verificare attraverso un referendum – essendo pressato dal partito nazionalista UKIP ( United Kingdom Independence Party) di Neil Farage – hanno portato la GB sull’orlo di una scelta storica.

IMPREVEDIBILI SVILUPPI FUTURI

Qualora prevalesse il NO, l’intera costruzione europea dovrebbe essere ripensata nei suoi presupposti. Ma forse anche l’assetto politico-istituzionale inglese. Gli Scozzesi, rappresentati dallo Scottish National Party, sono pronti ad abbandonare lo United Kingdom e a chiedere l’adesione diretta all’Unione europea. Via impervia: perché la Spagna ne verrebbe subito negativamente coinvolta, a causa dell’insorgenza nazionalista della Catalogna, che potrebbe essere tentata di percorrere la stessa strada.
Ciò che manca nel dibattito inglese è l’intero orizzonte storico-politico attuale. Si discute e ci si divide sulle convenienze economiche e niente altro. L’illusione nazionalista inglese è quella di fare il global-player meglio che nell’ambito dell’Unione europea, con la quale peraltro corre il 50% del commercio estero. Qualora la scorciatoia nazionalista dovesse vincere, con il suo seguito di odio, egoismi, paure – più dell’immigrazione intereuropea che di quella extra – farà regredire la civiltà politica europea e i rapporti tra gli Stati. Intanto, gli Usa guardano a Efst, la Cina e l’India controllano l’intera Asia, la Russia di Putin vigila da Vladivostock al Mediterraneo, la Turchia gioca una nuova partita in M.O. E l’Europa, come le famose stelle di Cronin, sta a guardare. Tuttavia, anche se vincesse il NO alla Brexit, nessuno di questi problemi sarebbe stato risolto. Ci troveremmo, almeno, nelle migliori condizioni geopolitiche per affrontarli.