Stretti da due fuochi. Da una parte il nostro sport, con gli Europei in corso, deve preoccuparsi dei focolai di violenza hooligans senza potersi distrarre dalla sempre incombente minaccia terroristica. Dall’altra una crisi economica fortissima rischia, come mai in passato, di mettere in dubbio la disputa delle ormai imminenti Olimpiadi brasiliane. E come se non bastasse, nel mezzo di questi complessi problemi geopolitico-finanziari, c’è pure lo scandalo doping che incombe, con il clamoroso caso della Russia che, se non interverranno fatti nuovi, sarà completamente estromessa dai Giochi di Rio sul fronte dell’atletica leggera, (ma con rischi anche per il nuoto, mentre le indagini della Wada rischiano in qualche misura di coinvolgere altre nazioni, come la Cina, ma anche in Italia tornano a infuriare le polemiche sul nuovo presunto caso di doping bis di Schwazzer).
La geopolitica, intrisa di aspetti fortemente finanziari, rischia ancora una volta di influenzare i maggiori eventi sportivi del pianeta. Se riusciremo a uscire indenni, sul fronte sicurezza, dagli Europei, ci aspettano quindi settimane di fibrillazione alla vigilia di Giochi mai come oggi sul filo del rasoio, complice la fortissima crisi economica dello Stato di Rio, dove è stato dichiarato lo stato di “calamità pubblico” una sorta di pre-fallimento se si fosse in presenza di un azienda. E l’azienda Brasile fa acqua non certo da adesso: sono anni che i lavori per arrivare al D-day olimpico mostrano grandi falle, ma ora il governo statale ha gettato definitivamente la maschera temendo, come hanno citato fonti della Gazzetta dello Sport un “totale collasso nella sicurezza pubblica, nella sanità, nell’educazione, nella mobilità e nella gestione ambientale” proprio in occasione dell’evento che lo mostrerà, 24 ore su 24 agli occhi del mondo. In sostanza il rischio bancarotta si materializza quando ormai manca meno di un mese e mezzo all’inaugurazione dei Giochi: mancano le risorse per pagare parte dei lavori, già giudicati faraonici in partenza, i cui costi sono poi ulteriormente lievitati. Così, quando ormai la data dell’inaugurazione dei Giochi (il 5 agosto) è dietro l’angolo, è arrivata la dichiarazione del governatore ad interim dello stato di Rio Francisco Dornelles secondo cui, “c’è il rischio che non si riescano ad onorare gli impegni per i Giochi”. Frase che così significa tutto o niente, ma che ha messo in allarme il Cio che ora vuol vederci chiaro, anche se, vista l’imminenza dell’evento, nessuno può immaginare la scelta di individuare in un mese una sede alternativa.
Sembra passato un secolo, eppure sono solo 8 anni fa, quando l’economia e la politica del Brasile erano sulla cresta dell’onda e il presidente Lula poteva incassare senza neanche troppi sforzi Mondiale di calcio e Olimpiadi in sequenza. Ora tutto sembra liquefarsi sotto i colpi di una recessioni che non fa sconti neppure al più nobile degli eventi sportivi del Pianeta.