Maria si siede ai piedi di Gesù e ascolta. Marta, invece, è molto indaffarata

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi (Vedi Vangelo di Luca 10, 38-42. Per leggere i testi liturgici di domenica 17 luglio, sedicesima del Tempo Ordinario “C”, clicca qui)

GESÙ E IL CALORE DELLA CASA DI AMICI

Gesù non ha casa, ma ha degli amici che gli offrono la loro casa e soprattutto la loro amicizia e la loro ospitalità. Da quello che intuiamo dai vangeli, Gesù si trova particolarmente bene a Betania dove abita Lazzaro con le sue sorelle Marta e Maria (in questo passaggio Luca non ci dice che la scena di questo vangelo avviene a Betania; lo veniamo a sapere da Giovanni). Gesù va spesso da loro e si ferma a mangiare. Quel giorno Gesù, prima di mettersi a tavola, parla. Maria ascolta. Marta, invece, si dà da fare per preparare il pranzo. È probabile che il lavoro fosse molto anche perché quasi sicuramente con Gesù era accompagnato da alcuni dei suoi discepoli. Gesù lascia, con molta condiscendenza e amabilità, che Maria stia ad ascoltarlo. Il suo atteggiamento sembra normale: per noi ma non per la mentalità dei suoi tempi. Le donne, infatti, non venivano istruite nella Legge e non partecipavano alle riunioni delle sinagoghe o del tempio. Quindi, ancora una volta, l’atteggiamento di Gesù è straordinariamente libero. Nessuno è escluso dalla sua parola, tanto meno l’amica Maria. Anche lei, dunque, donna che quindi non dovrebbe stare ad ascoltare il maestro, si siede ai suoi piedi – atteggiamento tipico del discepolo – e ascolta. Marta che, invece, sta lavorando, si spazientisce. Non si rivolge direttamente a Maria, probabilmente per un’esigenza di cortesia verso l’ospite, ma a Gesù e gli chiede di dire alla sorella di dare una mano nei lavori di casa.

IMPEGNARSI O CONTEMPLARE

La differenza tra le due sorelle rimanda a una discussione, che era molto vita nelle comunità primitive quando Luca scrive il suo vangelo, fra che esercitava il servizio della mensa e chi esercitava il servizio della Parola, tra chi faceva molto per gli altri e chi invece si dava alla lettura e alla contemplazione della Parola. Gesù risponde dando in qualche modo ragione a Maria e torto a Marta. La risposta fa qualche problema, perché sembra, con questa risposta, che Gesù neghi quanto ha detto poco prima con la parabola del buon Samaritano che abbiamo meditato domenica scorsa, dove invece veniva esaltato il servizio offerto ai fratelli nel bisogno. In realtà Marta viene rimproverata solo perché si agita troppo e si preoccupa. Gesù rimprovera il preoccuparsi ansioso che non possiede un senso preciso della gerarchia dei valori e fa notare che Maria si è scelta “la parte migliore che non le sarà tolta”.

L’espressione rievoca la parte migliore di un’eredità. In Israele i Leviti, quando avvenne la divisione della terra promessa, non ebbero una parte specifica come loro eredità perché, si diceva, il Signore era la loro eredità. Ed esiste un salmo che dice: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta in luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità” (salmo 16, 5-6). Anche Maria si comporta secondo i criteri della stessa fede: è Gesù la sua eredità e questo non le potrà mai essere tolto.

LA PAROLA PRENDE CORPO

Servizio della mensa e servizio della Parola. Il duplice rischio di una visione unilaterale di questi due atteggiamenti. Il fare qualche cosa per gli altri oppure il meditare e pregare la Parola. Il senso della scena: sia Maria che ascolta il Signore, sia Marta che gli prepara da mangiare, sono al suo servizio. Tutti e due i gesti sono orientati a Lui. Molti di noi hanno dimenticato la Parola e si è arrivati così alla forma estrema della povertà perché hanno privato la carità della sua vera ricchezza. E molti hanno disossato la Parola rendendola soltanto un parlare senza corpo. La Parola deve prendere corpo.

LODE ALLA CONTEMPLAZIONE

Stare ai piedi del Signore, sempre, anche quando Lui non si fa sentire. Troppa gente non cerca il Signore, ma le ragioni per non incontrarlo. E queste sono infinite: non ho tempo (Marta), non mi piace, non ci riesco… Le ragioni non finiscono mai. Ma se si trovano tutte queste ragioni vuol dire che il Signore non interessa davvero, non lo si ama. “Contemplare è ricercare, benvolere e accarezzare. Contemplare è amare. La contemplazione è un atto d’amore” (Pierre Reverdy).