Dopo sette giorni, il cortile di Casa Italia si è poco per volta svuotato. Ieri mattina alcuni gruppi, prima di partire per la spianata del Campus Misericordie hanno fatto un’ultima puntata, quasi a ricevere il conforto del viaggio da affrontare. I vescovi italiani si sono ritrovati a mezzogiorno per celebrare insieme, in una messa dai pochi fronzoli da cerimonia, ma fatta di una intensa preghiera per il cammino dei ragazzi. Poi, anche loro, si sono preparati alla partenza del primo pomeriggio.
Da questo punto di vista, pare che Casa Italia abbia vinto la sfida. Quella di smetterla di essere un luogo esclusivamente dedicato agli addetti ai lavori e ai responsabili dei gruppi. Se casa doveva essere, casa è stata perché il cortile (pur essendo la parte più esterna e meno attrezzata) è diventato davvero il salotto dove tutti hanno trovato la possibilità di un incontro, di un ristoro, di uno svago.
Mi hanno chiesto due cose: perché nessuno portasse un badge o un segno di riconoscimento per poter entrare; e se non avessi avuto paura che potesse succedere qualcosa.
Nessuno aveva bisogno di autorizzazioni particolari: a rischio di incontrare persone difficili magari da gestire, abbiamo pensato che una casa (per definizione) dovesse essere accessibile a tutti e offrire qualcosa a ciascuno.
A parte la fila per i servizi igienici, tutti dovevano avere accesso alla struttura con facilità. È interessante notare che la gestione di uno spazio condiviso, quando non è segnato da troppe barriere, diventa davvero spazio di condivisione.
E poi non ho mai avuto seriamente paura che potesse accadere qualcosa di male: la gioia dei ragazzi è stata così contagiosa da diventare capace di far dimenticare la paura delle cose brutte. In questi giorni i ragazzi ci hanno insegnato che vale la pena di attendere qualcosa di buono per sé dalla vita. Forse ci sembrerà una illusione, ma proprio sui sogni dei ragazzi è arrivato il culmine del discorso del Papa: “Dio benedica i vostri sogni”. Quando l’ho visto arrivare in mezzo alla spianata tra migliaia e migliaia di persone, mi sono chiesto “Ce la farà”? Alla fine della notte di veglia mi sono detto che se le benedizioni di Dio scendono sui sogni di questi ragazzi, allora non ci sarà dubbio che la testimonianza di fede del Papa, troverà risonanze nei loro cuori.