Papa Francesco: «La Gmg finisce oggi e continua domani. Un segno profetico per il mondo»

«In questi 25 anni è cambiata la Polonia, è cambiata l’Europa ed è cambiato il mondo, e questa Gmg è diventata un segno profetico per la Polonia, per l’Europa e per il mondo». Con queste parole Papa Francesco, nella prima udienza generale dopo la pausa di luglio, svoltasi in Aula Paolo VI davanti a migliaia di persone – compresa una nutrita rappresentanza di “reduci” da Cracovia – ha cominciato a ripercorrere il suo quindicesimo viaggio apostolico in Polonia. «L’occasione del viaggio è stata la Giornata mondiale della gioventù, a 25 anni da quella storica celebrata a Czestochowa poco dopo la caduta della cortina di ferro», esordisce Francesco: «La nuova generazione di giovani, eredi e continuatori del pellegrinaggio iniziato da san Giovanni Paolo II, ha dato la risposta alla sfida dell’oggi, ha dato il segno di speranza, e questo segno si chiama fraternità. Perché proprio in questo mondo in guerra ci vuole fraternità, dialogo, amicizia, e questo è un segno della speranza, quando c’è fraternità». Due i saluti: a Susanna Rufi, la ragazza romana della parrocchia di san Policarpo morta per meningite nel viaggio di ritorno dalla Gmg, e la giornalista Rai Anna Maria Jacobini, morta improvvisamente “in servizio” durante i giorni di Cracovia.

I giovani presenti a Cracovia «sono venuti da tutto il mondo, una festa di colori, di volti diversi, di lingue, di storie diverse e non so come fanno, parlando lingue diverse ma riescono a capirsi perché hanno la volontà di andare insieme e fare ponti, di fraternità», dice Francesco fotografando la Gmg come un «mosaico di fraternità» caratterizzato dalla «distesa multicolore di bandiere sventolate dai giovani – che alla Gmg – diventano più belle, per così dire si purificano, e anche bandiere di nazioni in conflitto sventolano vicine e questo è bello». «Anche qui ci sono le bandiere, sventolatele!», l’invito dall’Aula Paolo VI.

«La Polonia oggi ricorda a tutta l’Europa che non può esserci futuro per il continente senza i suoi valori fondanti, i quali a loro volta hanno al centro la visione cristiana dell’uomo», la sintesi della giornata di Czestochowa, nella preghiera silenziosa davanti all’immagine della Madonna Nera di Jasna Gora.

La crudeltà di Auschwitz e il dono della pace. Poi il parallelo tra la “crudeltà” di Auschwitz e quella dei nostri giorni, già oggetto dall’affaccio del 29 luglio dall’arcivescovado di Cracovia. «Anche questo viaggio – le parole di Francesco – aveva l’orizzonte del mondo, un mondo chiamato a rispondere alla sfida di una guerra a pezzi che lo sta minacciando. E qui il grande silenzio della visita ad Auschwitz-Birkenau è stato più eloquente di ogni parola».

«In quel silenzio – rivela il Papa – ho ascoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là; ho sentito la compassione, la misericordia di Dio, che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso. In quel grande silenzio ho pregato per tutte le vittime della violenza e della guerra. E lì, in quel luogo, ho compreso più che mai il valore della memoria, non solo come ricordo di eventi passati, ma come monito e responsabilità per l’oggi e il domani, perché il seme dell’odio e della violenza non attecchisca nei solchi della storia».

«In questa memoria delle guerre e delle tante ferite, tanti dolori vissuti – prosegue Francesco – ci sono anche tanti uomini e donne di oggi, che soffrono le guerre, tanti fratelli e sorelle nostri. Guardando quella crudeltà, in quel campo di concentramento, ho pensato subito alle crudeltà di oggi, che sono simili: non così concentrate come in quel posto, ma dappertutto nel mondo; questo mondo che è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza. E per questo sempre vi chiedo lo preghiera: che il Signore ci dia la pace!».

Tra i saluti a fine catechesi, uno è dedicato al popolo brasiliano, «in particolare a Rio de Janeiro che ospita atleti e appassionati di tutto il mondo in occasione delle Olimpiadi», che cominciano il 5 agosto.

«In un mondo che ha sete di pace, tolleranza e riconciliazione, auguro che lo spirito dei giochi olimpici possa ispirare tutti, partecipanti e spettatori, a combattere la buona battaglia e terminare insieme la corsa desiderando conseguire come premio non una medaglia, ma qualcosa di molto più prezioso», l’auspicio del Papa: «La realizzazione di una civiltà in cui regna la solidarietà fondata sul riconoscimento che tutti siamo membri di un’unica famiglia umana, indipendentemente dalle differenze di cultura, colore della pelle o religione».

Infine, il riferimento al pellegrinaggio in forma privata di domani, alla Porziuncola, in occasione dell’ottavo centenario del Perdono di Assisi. «Sarà un pellegrinaggio molto semplice ma molto significativo, in questo Anno Santo della Misericordia».