Il circolo dei narratori porta storie di coraggio nella chiesa di San Michele all’Arco

Le storie sul coraggio narrate dal Circolo dei narratori: per la festa del patrono la chiesetta di San Michele all’Arco si vestirà di favole. Ne parliamo con Candelaria Romero, coordinatrice e ideatrice del gruppo.
“Un’intera comunità che si ferma a riflettere su cosa sia il coraggio. Coinvolgere i cittadini in questo atto di riflessione secondo me è una grande cosa, ed è bello che questo progetto continui e cresca a ogni edizione”.
Il coraggio è il tema portante delle manifestazioni che si svolgeranno per la festa di Sant’Alessandro. Nella giornata del 26 agosto, il “Circolo dei narratori” interpreterà diverse storie, tra classiche e moderne, incentrate su questo tema così importante e su grandi e piccoli eroi che affrontano con coraggio le paure e le situazioni della loro vita. Ne parliamo con l’ideatrice di questo circolo di volontari narratori, Candelaria Romero, attrice teatrale e poetessa, personaggio creativo, solare e intraprendente.
Candelaria è nata in Argentina da genitori scrittori; ha dovuto espatriare in tenera età a causa della dittatura. In Svezia,a Stoccolma, si è diplomata al Ginnasio d’Arte Drammatica. Dal 1992 risiede a Bergamo, dove svolge attività teatrale e di scrittura e collabora con le biblioteche della zona. Dalla frequentazione della biblioteca di Valtesse è nata questa iniziativa.

Come nasce il “Circolo dei narratori”?
“Il circolo dei narratori nasce circa quattro anni fa, in questa piccola biblioteca di quartiere (la biblioteca di Valtesse ndr.). Nasce dal desiderio di alcuni cittadini di fare del volontariato in biblioteca raccontando storie. Piano piano il gruppo si estende, l’idea di offrire racconti non recitati da attori professionisti ma da volontari formati funziona. Tanti arrivano e si dicono che non ce la faranno mai, però vogliono provare e alla fine ci riescono. Non è una cosa impossibile! Quindi questo volontariato civico nasce con il desiderio di essere d’aiuto a un’istituzione pubblica. Per tre anni va avanti così, mentre l’anno scorso, avendo visto che il progetto cominciava a piacere, il Sistema Bibliotecario Urbano ha deciso di adottarlo e di estenderlo a tutte le biblioteche della città. Dall’anno scorso su sette biblioteche cinque hanno aderito al progetto, per le due mancanti comincerà invece a settembre. Da settembre ci sarà un gruppetto di volontari per ogni biblioteca che preparerà le storie e le narrerà, quando le biblioteche avranno bisogno.Tengo a precisare che le storie vengono narrate in biblioteca e non nelle scuole come solitamente avviene”.

Come vi siete organizzati per il progetto sul coraggio?
“Prima di tutto abbiamo parlato molto con Maria Grazia Panigada, direttore artistico del Teatro Donizetti e della manifestazione e con Chiara Roncelli della “Bottega del volontariato” per capire come selezionare le fiabe. Loro ci hanno detto che ogni anno viene scelta una virtù in cui tutti si possano rispecchiare.Il tema di quest’anno è il coraggio, ma non quello eroico, bensì quello quotidiano, umile, delle piccole cose.

Quali storie avete scelto?
“Noi abbiamo proposto di presentare fiabe classiche, ma puntando su di un’eroe molto piccolo. Quindi abbiamo scelto delle storie particolari, nelle quali si possono trovare vari tipi di coraggio, come quello di essere responsabili verso problemi piccoli e quotidiani; ma anche un coraggio più grande come quello di sopravvivere a una guerra, sempre dal punto di vista del bambino. Diversi tipi di coraggio, quindi, presi da tante fiabe classiche ma anche moderne.Fiabe moderne come “Urlo di mamma”, nella quale si parla del coraggio di chiedere perdono.Questa è la storia di una mamma che grida fortissimo al suo cucciolo pinguino; lui va in mille pezzi tanto è stato forte l’urlo, i pezzi vanno in giro per il mondo e la mamma va in giro per il mondo per raccoglierli per poi ricucirli. Rimessi insieme i pezzi, riappare il bambino mentre la storia finisce poi con la madre che gli chiede scusa. Questa è una metafora, il genitore può sbagliare ma deve sempre avere il coraggio di chiedere scusa.”

Come e dove si svolgerà la narrazione?
“Durante la giornata del 26 agosto, particolarissima, si svolgeranno molte iniziative interessanti. La nostra si svolgerà in Piazza Vecchia nella chiesa di S.Michele all’Arco, adiacente alla biblioteca Maj, che è solitamente chiusa al pubblico; viene aperta solo poche volte l’anno. Saremo lì dalle 10:30 alle 20 con pausa di un’ora dalle 13 alle 14. Giornata intensa, sarà un non – stop di storie. Le persone potranno entrare solo 13 alla volta, per circa 15 minuti, tale è la durata delle storie perché sono molto brevi. Le storie scelte saranno 17, raccontate da 13 narratori diversi, volontari provenienti da vari circoli, dalle biblioteche Pelandi, Tiraboschi, Loreto e così via. Saranno storie adatte a tutti”.

Le storie prevedono anche delle piccole recitazioni o verranno solamente narrate?
“Il meno possibile, la storia va animata ma non teatralizzata troppo. È molto interessante, invece, indagare che cosa è la vera narrazione e non fare di essa sempre una cosa teatrale. Quando facciamo narrazione, non ci rivolgiamo mai ad un pubblico vasto. Le narrazioni sono molto intime, una classe intera viene divisa a metà, 10 o 12 bambini al massimo. La narrazione con cento persone davanti non è narrazione, bensì una cosa più performativa. Un narratore può essere una nonna di ottanta anni con una voce molto bassa, e con 10 bambini davanti a sé riesce, non deve rivolgersi alla folla. Questa per me è narrazione intima, del focolare e così deve rimanere.”

Qualche anticipazione sui testi scelti?
“C’è per esempio qualcosa di Roald Dahl, da “Le streghe”. Oppure classici come ” L’Usignolo” di Andersen ad esempio, nel quale viene narrato il coraggio di questo uccellino, piccolo piccolo che alla fine fa grandi miracoli. Un narratore ha scelto “Cuore” di De Amicis e avendo io a casa un’edizione particolare di questo libro, quasi una graphic novel, contenente raffigurazioni accattivanti e moderne e abbiamo scelto di far vedere queste illustrazioni.Anche per “Hänsel e Gretel”abbiamo scelto un’edizione che ha vinto il Premio Andersen, con immagini che giocano sulla paura del buio con pagine nere o trasparenti, molto particolari. Abbiamo scelto anche storie popolari, che fanno parte delle varie tradizione etniche; classiche ma popolari, non conosciutissime”.

Coraggio in questo periodo significa anche affrontare la paura quotidiana, quella della violenza, di una situazione internazionale cupa e minacciosa. Come si può affrontare questo argomento anche con i più piccoli?
“Io penso che si debba trovare il coraggio di dialogare con le persone e non passare subito alla violenza. Può sembrare strano, ma ci vuole coraggio per uscire di casa e mettersi in relazione pacifica con le persone e non sempre stare a discutere. Partendo da questo bisogna fare capire ai bambini che in realtà bisogna esprimersi con piccoli gesti e buone parole, in sostanza essere gentili. Noi siamo molto piccoli in confronto a quello che sta succedendo, non dico che non possiamo far niente però nel nostro piccolo possiamo fare tanto secondo me. Creando queste relazioni si può fare qualcosa concretamente, non essere sempre la vittima. Cerchiamo almeno fra di noi, nella nostra comunità, di non seguire la strada della violenza. Penso anche ai ragazzi adolescenti che capiscono le cose ma a volte creano dialoghi dai quali emerge l’odio e il razzismo. Secondo me è molto importante avere un dialogo con gli adolescenti, ancor più che con i bambini, perché sono anche in un’età in cui contestano le cose e questo va bene, però da lì a passare ad atti di violenza come possono essere quelli del bullismo non va bene. Non per niente in questo momento storico c’è tanto bullismo perché il mondo è così, la guerra alla fine è il bullismo all’ennesima potenza”.
Candelaria conclude poi elogiando lo sforzo del comune per aver organizzato al meglio questa festa del patrono: “Secondo me il dialogo è riflettere. Come si farà il 26 agosto. È importante. Una intera comunità che si ferma a riflettere su cosa sia il coraggio. Coinvolgere i cittadini in questo atto di riflessione secondo me è una grande cosa.”