Sant’Alessandro: la festa del patrono segue il filo del coraggio. Non quello degli eroi ma della vita di ogni giorno

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e farne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Parte da questo passo delle “Città invisibili” di Italo Calvino il filo conduttore della festa di Sant’Alessandro, patrono di Bergamo, che si celebra, come ogni anno, il 26 agosto. Dopo la misericordia e la gratitudine, ecco una virtù religiosa e civile di cui si sente un grande bisogno in un momento in cui la paura sembra essere diventata cifra caratteristica della vita quotidiana.”Ma non dobbiamo permettere che prenda il sopravvento – sottolinea Nadia Ghisalberti, assessore alla cultura del Comune di Bergamo, promotore della festa -. Ecco perché abbiamo scelto di parlare del coraggio usato in modo non appariscente, nell’accogliere, nel sentirsi comunità”. Fittissimo il programma, messo a punto in rete da diverse realtà: la diocesi, il Csv (Centro Servizi per il Volontariato), moltissime associazioni e gruppi. La direzione artistica è affidata a Maria Grazia Panigada. Nella giornata della festa del Patrono Palazzo Frizzoni sarà aperto alle visite e ospiterà un concerto di campanari: “Le violenze e gli attentati – sottolinea Marzia Marchesi, presidente del Consiglio Comunale – ci portano a chiuderci in noi stessi e a temere gli altri. La festa al contrario ci rende comunità capace di elaborare un progetto nuovo, un passo verso la costruzione di una società più giusta e inclusiva”. Ogni anno Maria Grazia Panigada invita un ospite speciale che esprime sul tema una riflessione teatrale. Questa volta attendiamo Marco Baliani, e la sua narrazione a tema diventerà un vero e proprio spettacolo, che il Donizetti si impegna a produrre, e che viaggerà nelle piazze d’Italia. “Avevamo il timore – osserva Maria Grazia Panigada – che il tema venisse considerato più come una virtù eroica, invece noi lo intendiamo come saper guardare il bene. Abbiamo bisogno di uno sguardo buono, del coraggio di vedere il bello e le buone relazioni che ci sono nella nostra città. Baliani ha interpretato questa esigenza scrivendo cinque racconti e altrettante composizioni musicali”. E per raggiungere l’obiettivo ecco un percorso ricchissimo, fatto di moltissime proposte, di linguaggi espressivi diverse, comprese le opere d’arte contemporanea della mostra sul Coraggio promossa dalla Fondazione Bernareggi all’ex Carcere di Sant’Agata. Questo dossier è un primo assaggio: da qui alla festa altri approfondimenti e sorprese ci aspettano.