Il fuoco del Vangelo e le nostre piccole fiammelle

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! (Vedi Vangelo di Luca 12, 49-54. Per leggere i testi liturgici di domenica 14 agosto, ventesima del Tempo Ordinario, clicca qui)

FUOCO E ACQUA

Gesù afferma di essere venuto a portare il fuoco. Bisogna ricordare che, nella Bibbia, spesso il fuoco è legato a una qualche manifestazione di Dio. Si pensi al fuoco del roveto ardente nel libro dell’Esodo o al fuoco della Pentecoste negli Atti degli Apostoli.
Poi, abbinata all’immagine del fuoco, Gesù propone l’immagine dell’acqua. Deve essere battezzato, dice, ed è angosciato finché il battesimo non abbia avuto luogo. Battesimo significa “immersione nell’acqua”, “bagno”. Gesù pensa alla sua morte e la vede come un’immersione, appunto, un “entrarci” dentro. Forse Gesù ricorda l’immagine del Mar Rosso attraverso il quale i padri sono passati per entrare nella terra promessa. Passaggio doloroso, ma passaggio verso un altrove promesso e desiderato.

GUERRA E DIVISIONI

Luca, nel suo Vangelo, parla spesso della pace come uno dei beni che Gesù ha portato sulla terra. Ma questa pace non è la pace facile che si adatta a tutto, ma è la pace difficile che comporta anche divisioni perché prima di tutto, per il discepolo, è necessario aderire al Signore e questo può comportare divisioni e contrasti. È un po’ come il fuoco che separa il metallo dalle scorie.
Spesso, anzi, si tratta delle divisioni più irriducibili e più scandalose perché avvengono all’interno della stessa casa. Scegliere il Signore, comporta spesso, andare contro qualcuno, talvolta contro qualcuno che ci sta vicino e che vive con noi.

L’AMBIGUA “UTILITÀ” DELLA CHIESA

Un tema che ritorna spesso nelle nostre discussioni è quello posto da una domanda: a che cosa serve la Chiesa, a che cosa servono i credenti? E qualcuno risponde: la Chiesa serve per arginare la nostra società che sta andando alla deriva, serve per difendere la nostra cultura che sta sgretolandosi, spesso attaccata da agenti esterni, da culture diverse dalla nostra… Questa visione della Chiesa, però, è essenzialmente conservatrice: la Chiesa deve tenere in piedi quello che c’è. Gesù di Nazaret e il suo Vangelo sono diventati qualcosa a metà strada fra un anestetico e un ricostituente. Siamo in ansia per tante cose, la Chiesa mi parla di speranza. Mi serve, mi fa bene. Ho tanti problemi, ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano. C’è la Chiesa, mi aiuta. Mi va bene.

Ma c’è un ma. Da dove viene tutto l’indaffararsi della Chiesa? Da un fatto semplice e sconvolgente: che Dio si è indaffarato per noi. Si è indaffarato talmente che il figlio ha dato la vita. È  questo il fuoco che deve bruciare, l’acqua in cui bisogna passare. La Chiesa, quindi, non deve soltanto tenere in piedi quello che c’è, ma deve annunciare quello che non c’è: la speranza di una vita senza fine, di un amore senza confini. Anzi è proprio perché si aspetta una speranza senza fine che ci impegniamo a tenere in piedi le fragili speranze che finiscono. È il grande fuoco portato da Gesù che alimenta le nostre piccole fiammelle.