I confini non sono muri ma possibilità: aprono orizzonti nuovi. Il percorso “M’impari” di Aeper a Costa Serina

Sono le fronde degli alberi a disegnare l’orizzonte intorno alla Pèta che è casa, agriturismo, spazio di pensiero, luogo di incontro e di confronto. La linea del bosco segna il confine con il cielo, le pietre dei sentieri il limite dei prati. Confini. Poetici e seducenti quelli della natura. Taglienti e spesso provocanti quelli disegnati dall’uomo. Ai confini, nella loro più vasta accezione, è dedicato il percorso “M’impari” che si snoda alla Pèta, a Costa Serina. Ogni anno un tema guida: prima il coraggio, poi la madre, lo scorso anno il pane e ora i confini. Si cammina nel verde, con inusuale lentezza, lasciando che questa parola bussi alla testa, interpelli la vita e apra orizzonti. A tracciare la strada tredici bacheche che raccontano di un viaggio, quello compiuto da quattro persone attraverso i Balcani: un giornalista – Andrea Valesini-, un’artista fotografa – Camilla Marinoni -, un operatore Caritas – Aldo Lazzari – e Marco Caraglio, rappresentante di Aeper che con Caritas diocesana e L’Eco di Bergamo ha dato vita al progetto. Sulle grandi bacheche brevi testi, immagini suggestive e un QR Code che permette di ascoltare un brano musicale ad hoc. Per accompagnare il cammino e la riflessione anche una pubblicazione, edita da Gruppo Aeper, con testi e immagini sul viaggio nei Balcani e sul tema dei confini. La scorsa settimana il percorso è stato inaugurato con la presenza di molte persone. I quattro viaggiatori hanno parlato di confini, quelli attraversati, quelli non superati, quelli che si scorgono e quelli che regalano opportunità. “Confine non è solo delimitazione di spazio. – ha detto don Omar Valsecchi – Confine è anche frontiera che offre la possibilità di porsi uno di fronte all’altro, che apre strade di conoscenza e di incontro”. Il viaggio è stato occasione di incontro con persone e luoghi, tra città e campi profughi, lungo le strade della memoria di un popolo che è stato in fuga e nei dedali di un presente che vede alla porta volti stranieri che bussano e chiedono accoglienza. “Siamo diventati poveri di memoria. – ha detto Valesini – Il viaggio permette di andare oltre la notizia di attualità e di entrare in una profondità storica che guarda oltre i nostri confini. C’è l’urgenza di superare alcune nostre barriere mentali e di costruire un’appartenenza per la ridefinizione di ciò che è una comunità”. Sulla strada e nei campi profughi l’incontro con persone dalla grande forza, “non disperate – ha sottolineato  Valesini – ma ricche di speranza”. I confini, nel progetto 2016 di Aeper, vogliono allora essere provocazione per riflessioni di speranza, di cambiamento, di apertura. Confini da cui si sconfina e si incontra l’altro, in libertà e limpidezza. Come accade nella rappresentazione teatrale che Aeper Teatro sta preparando sul tema e di cui ha offerto un assaggio alla Pèta nella sera dell’inaugurazione del percorso. Un lavoro svolto con Silvia Barbieri che vede una decina di attori muoversi zigzagando sulla linea di confine tra domande e risposte, tra bene e male, tra gesto e parola. Lo spettacolo, che mette in luce la dimensione contraddittoria del termine “confini”, sarà messo in scena dal prossimo autunno.