La festa dell’Assunta. Il corpo in paradiso

Immagine: Juan Martin, Assunzione (Prado)

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. 
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra (Vedi il libro dell’Apocalisse 11,19; 12,1-6.10 . Per leggere i testi liturgici della solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, clicca qui)

Torna la solenne festività d’agosto, strana festa in mezzo al tempo smagato delle vacanze. “Assunzione al cielo della beata vergine Maria”, proclama il messale. Maria è innalzata nella gloria “in corpo e anima”, dice ancora l’orazione della festa. Il credente è anche lui uomo d’oggi, anche lui uomo della vacanze, smagato come tutti. Ma è credente. Di fronte alle solenni affermazioni del messale anche lui si chiede il come e il perché, che cosa è successo a Maria e che cosa, sulla scorta di quella “primizia” dell’umanità, potrà succedere a noi. E proprio perché potrà succedere a noi, si chiede il come, soprattutto se confrontato con quello che a noi e a tutti succede oggi.

IL MONDO DIVISO E IL CORPO MASSACRATO

Anche quest’anno arriviamo alla festa di metà agosto dopo attentati, guerre combattute, terrorismo reale con suoi morti reali, terrorismo temuto con i suoi morti possibili. Nello stesso tempo le olimpiadi sono il trionfo del corpo sano e felice. Ma questo corpo felice e trionfante rende ancora più deprimente lo spettacolo del corpo massacrato dalle violenze e dalla guerra.

I SOGNATORI RAGIONEVOLI

Il credente, che è chiamato a vivere una festa così particolare, si trova con il cuore diviso. Da una parte si trova affannato anche lui come tutti perché le relazioni soffrono. Dall’altra è chiamato ad essere credente anche in questa situazione incerta e quindi a portare in mezzo agli incubi della convivenza moderna il sogno di una convivenza diversa, quella del paradiso nel quale Maria entra, “con il corpo”, in mezzo al tripudio festoso degli angeli. Più gli uomini sono infelici, infatti, più hanno bisogno di quei sognatori ragionevoli che sono i credenti (ragionevoli perché quel sogno non se lo sono inventato loro) i quali si sforzano di tenere viva la speranza di una nuova “città santa” – quella degli ultimi capitoli dell’Apocalisse – davvero diversa e davvero definitivamente felice.