Sergio Mattarella al Meeting: è necessario essere uniti. Un Paese senza unità è più debole

“È necessario essere uniti e trovare momenti di convergenza. Un Paese che non sa trovare occasioni di unità, diventa più debole”. È quanto ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al suo arrivo a Rimini per la cerimonia d’inaugurazione della XXXVII edizione del Meeting fra i popoli.

L’evento introdotto dagli interventi del presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri, e dal presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, si è concluso con il discorso del presidente Mattarella che ha anche risposto ad alcune domande poste da ragazzi presenti alla manifestazione. Il capo dello Stato – al suo arrivo al Meeting – aveva visitato la mostra “L’incontro con l’altro: genio della Repubblica 1946-2016”, illustrata dai curatori Luciano Violante e Massimo Bernardini.

“Di fronte alle minacce alla pace e alla sicurezza dei popoli” c’è “una parola che non dobbiamo mai stancarci di ripetere e soprattutto di testimoniare: dialogo”. L’esortazione è di Papa Francesco, nel Messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato al vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, in occasione della XXXVII edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli. Nel testo, letto oggi in apertura dell’incontro inaugurale dalla presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il Papa osserva: “Troppe volte si cede alla tentazione di rinchiudersi nell’orizzonte ristretto dei propri interessi”, mentre “aprirci agli altri non impoverisce il nostro sguardo, ma ci rende più ricchi perché ci fa riconoscere la verità dell’altro, l’importanza della sua esperienza e il retroterra di quello che dice, anche quando si nasconde dietro atteggiamenti e scelte che non condividiamo”. Definendo “coraggioso” il tema dell’incontro, “Tu sei un bene per me”, Francesco fa notare che “di fronte alle minacce alla pace e alla sicurezza dei popoli e delle nazioni, siamo chiamati a prendere coscienza che è anzitutto un’insicurezza esistenziale che ci fa avere paura dell’altro”. Tuttavia, si chiede Francesco: “Di fronte al cambiamento d’epoca in cui tutti siamo coinvolti, chi può pensare di salvarsi da solo e con le proprie forze?”. Per il Papa, “c’è una parola che non dobbiamo mai stancarci di ripetere e soprattutto di testimoniare: dialogo”.

“Un vero incontro implica la chiarezza della propria identità, ma al tempo stesso la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, al di sotto della superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente”. A precisarlo è Papa Francesco, nel Messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato al vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, in occasione della XXXVII edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli che si è aperta oggi. In questo modo, spiega il Pontefice, “può iniziare quel dialogo che fa avanzare nel cammino verso nuove sintesi che arricchiscono l’uno e l’altro. Questa è la sfida davanti alla quale si trovano tutti gli uomini di buona volontà”. Tanti sconvolgimenti “di cui spesso ci sentiamo testimoni impotenti – prosegue Francesco – sono, in realtà, un invito misterioso a ritrovare i fondamenti della comunione tra gli uomini per un nuovo inizio. Di fronte a tutto questo, noi discepoli di Gesù quale contributo possiamo dare?”. Il nostro compito “coincide con la missione per cui siamo stati scelti da Dio: è ‘l’annuncio del Vangelo, che oggi più che mai si traduce soprattutto nell’andare incontro alle ferite dell’uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante'”, ha detto il Papa citando il proprio discorso in occasione del Premio Carlo Magno, lo scorso 6 maggio. Di qui l’incoraggiamento ai partecipanti al Meeting a “porre ogni attenzione alla personale testimonianza creativa, nella consapevolezza che ciò che attrae, ciò che conquista e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti, ma la mitezza tenace dell’amore misericordioso del Padre”.