«La Gilda delle Arti» compie 10 anni: musica, danza e teatro a misura dei più giovani

Il coraggio di evolversi; passare da un’arte all’altra, realizzare un progetto e poi evolversi di nuovo, sotto la spinta di un pubblico più vasto, fino a compiere dieci anni di attività: così accade alla compagnia teatrale, musicale e didattica «La Gilda delle Arti». Nicola Armanni era un giovane musicista, che reinventandosi, insieme a un gruppo di 18 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 20 anni, il 17 settembre 2006, ha dato vita al progetto «ShArt», spettacolo e arte, recitazione e musica. L’intento era allestire spettacoli con musica suonata dal vivo. Questo progetto si è poi evoluto diventando quello che è adesso: una compagnia che produce non solo spettacoli, ma anche percorsi di teatro aperti a tutte le età.

Quest’anno ricorre il decennale e «La Gilda delle Arti» oltre a proseguire con le rappresentazioni de «L’avaro» di Moliere si sta dedicando a due progetti: Uno è «L’Arlechì servitore di due padroni», titolo reso in bergamasco dell’opera teatrale di Goldoni, rifatta in versione commedia e ridotta nel testo; l’altro è tratto da «Molto rumore per nulla» di Shakespeare che verrà messo in scena non dalla compagnia senior ma dai ragazzi della scuola di teatro. «Alla fine dell’anno scorso – racconta Nicola – abbiamo fatto una selezione di giovani sotto i venticinque anni per un progetto professionalizzante che potesse portare a creare una compagnia stabile di teatro, anzitutto perché le scuole di teatro che ci sono a Bergamo solitamente organizzano corsi di teatro che si chiudono con un saggio di fine corso e non proseguono. Il nostro progetto non è a pagamento, ed è un investimento per il futuro nostro e dei ragazzi selezionati»

Come avete cominciato?
«Avevo 19 anni quando mi è venuta l’idea di creare questa compagnia, ed ero un musicista all’interno di una band di amici, ma riuscire a sfondare nel campo della musica era difficile. Allora abbiamo deciso di cambiare l’assetto e di fondare la compagnia “ShArt” con l’idea di riunire noi musicisti e altri amici appassionati di recitazione. Quando è nato il primo spettacolo “La bella e la bestia” nel 2006 per noi era una sola sfida e nessuno ci credeva fino in fondo. È il pubblico che ci ha spinto ad andare avanti perché gli spettacolo di Cisano e di Mozzo avevano avuto successo e questo ci ha dato una buona motivazione per proseguire. Nel periodo successivo abbiamo messo in scena “Jesus Christ superstar”. Dopo “Hercules”, nel 2012, c’è stato il cambiamento da “ShArt” a “Gilda delle arti”.»

Perché questo cambiamento e come mai è stato scelto questo nome?
«Nel 2011-12 con l’ultimo cast ci eravamo accorti che i ragazzi che avevano iniziato con noi stavano crescendo e realizzando scelte importanti, come andare all’estero, sposarsi, laurearsi e avremmo rischiato di rimanere con poche persone. L’ idea allora è stata quella di cambiare completamente l’assetto della compagnia rimanendo in collaborazione con il vecchio cast e cercando di aggiungere l’aspetto didattico, insegnando ciò che avevamo imparato a nuove persone. Le abbiamo scelte soprattutto negli oratori. Abbiamo scelto e selezioniamo tutt’ora nuovi ragazzi. Da quando abbiamo cambiato il nome della compagnia abbiamo realizzato 10 spettacoli. La scelta del nuovo nome è stata utile per rimarcare i nostri intenti: Gilda dà un senso di corporazione, di insieme delle arti. Noi cerchiamo di promuovere le arti a 360 gradi, il nostro spettacolo ha sempre una canzone cantata, delle coreografie con balletti o teatro – danza. Cerchiamo quindi di contenere tutte le diverse discipline nei nostri show.»

Collaborate spesso con le parrocchie?
«Solitamente collaboriamo con le parrocchie di Sant’Anna, di San Giuseppe e del Villaggio degli sposi. Spesso durante i mesi di agosto e settembre cerchiamo di ampliare il nostro raggio di collaborazione. Al momento abbiamo tre progetti concordati con le parrocchie. Collaboriamo anche con i Cre, per esempio quelli di Curno, Sforzatica, Alzano e altri. Ci siamo accorti che i ragazzi partecipano volentieri ad attività teatrali e che per loro è anche un’educazione alla vita. Il teatro dà la possibilità di superare i propri limiti.»

Come si svolgono gli incontri di formazione con i ragazzi?
«All’inizio il progetto viene concordato con il sacerdote, poi si fa una riunione introduttiva per spiegarlo ai ragazzi. Durante quattro mesi di prova, capiamo che ragazzi abbiamo di fronte in occasione degli incontri settimanali. Durante le prime settimane capiamo quali parti assegnare ai ragazzi, rispetto alle loro abilità testate con giochi e improvvisazione. Non prendiamo un copione prestampato, il testo viene adattato rispetto alle persone disponibili e viene rifatto completamente il lavoro di regia da Miriam Ghezzi, la regista del gruppo. Poi viene realizzato il copione vero e proprio e si procede ad assegnare le parti.»

State gettando le basi per la creazione di un centro culturale vero e proprio che sia scuola e accademia, ci può illustrare questo progetto?
«È un obiettivo – sogno a lungo termine, quello di poter realizzare un polo che riunisca le arti, come una specie di collettore delle stesse. Ci si sta muovendo in questo senso con il progetto dei giovani sotto i 25 anni e con l’esperienza continua degli allestimenti teatrali».