Ci sono molte ragioni per visitare la mostra «Longaretti. Lungo un secolo», curata da Simone Facchinetti e Carlo Pirovano e allestita fino al 29 gennaio 2017 al Museo diocesano Bernareggi di Bergamo (via Pignolo 76), ma noi partiamo dalla sala che ci ha colpito di più, sia per il valore artistico sia per l’impatto emotivo. È quella dei «Viandanti», uno dei temi preferiti da Trento Longaretti. Nei quadri di questa stanza, nove lavori intensissimi, eseguiti tra il 1942 e il 2002, il soggetto è rappresentato in diversi modi, così come questo artista ama fare: saltimbanchi, teatranti, nomadi e fuggiaschi. Una madre con il bambino in braccio pronta a partire su un carretto (Carretto di zingari, 1942). Una famiglia con i piedi già sulla strada, la bambina con le scarpette rosse, la madre con grandi occhi malinconici, il padre che stringe in mano un violino (La famiglia del violinista, 1957). Ma poi, più il tempo passa, più i paesaggi diventano scarni, simbolici, e i volti perdono i tratti, così come gli uomini che partono perdono il loro passato, i loro legami, come se fossero puri spiriti in volo, un volo tormentato, piegato dal vento e dalla fatica, dai tormenti di un viaggio di cui non si comprende né la ragione né la meta, e che potrebbe essere anche metafora della vita. Stanno uniti, vicini i «Teatranti su fondo verde» (2001), sono anime in viaggio, leggermente protese in avanti. Ma sono soprattutto i fuggiaschi a scavare emozioni in chi guarda, curve spesse di colore e solitudine, chiuse in un limbo in cui le lune si moltiplicano e i corpi diventano liquidi, come se le forme stesse lambissero il limite dell’esistenza (Fuggiaschi in nero con carrettino, 2001-2002, Figura drammatica di fuggiasco, 2002). Ogni sala, ogni quadro segna un percorso, intessuto della serietà, del lavoro instancabile, dell’artigianalità raffinata, nel senso più alto di questo artista. Il segno, la pennellata robusta, le sfumature di colore: ingredienti di un’arte che si pone nel solco della tradizione figurativa esplorandola in tutte le sue declinazioni e arricchendola di un’impronta profonda e personale, che profondamente si nutre, come sottolinea Carlo Pirovano, storico dell’arte, nel saggio introduttivo del catalogo della mostra, anche di tutte le suggestioni formali e delle numerose “turbolenze” che hanno attraversato nell’ultimo secolo la storia dell’arte. Nell’esposizione antologica al Museo Bernareggi si possono ammirare 42 dipinti selezionati con cura, realizzati tra gli anni Trenta e i primi anni Duemila. La suddivisione per temi permette di apprezzare l’evoluzione dell’artista in un arco temporale molto ampio e insieme di coglierne e comprenderne i tratti caratteristici, e in particolare l’impegno a raccontare e a restituire la centralità e la complessità della condizione umana. Dai ritratti, le rappresentazioni dense d’emozione delle madri, fino alle nature morte, ai viandanti e agli autoritratti, sono presenti tutti i soggetti più cari a Longaretti. Accanto alla mostra anche un ricco programma di laboratori progettati e condotti dai dipartimenti educativi del Museo Bernareggi per bambini e ragazzi delle scuole. C’è poi il catalogo, edito con il contributo di Fondazione Credito Bergamasco con testi di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, del già citato Pirovano e un’intervista di Simone Facchinetti a Trento Longaretti. La mostra è organizzata da Fondazione Adriano Bernareggi, progettata con Associazione Longaretti e Fondazione Credito Bergamasco, promossa da Ufficio Beni Culturali e Ufficio Pastorale della Cultura della diocesi di Bergamo con il sostegno di Fondazione della Comunità Bergamasca, con il patrocinio di Regione Lombardia e dei comuni di Bergamo e Treviglio nell’ambito delle manifestazioni dedicate al centenario dell’artista. Orari di apertura: da martedì a domenica dalle 15 alle 18,30 (chiusura biglietteria ore 18, tel. 035248772, info@fondazionebernareggi.it, www.fondazionebernareggi.it ).