L’ora del Campari: Gigi Riva e “L’ultimo rigore di Faruk”. Se il pallone non riesce a evitare una guerra

Quante volte lo sport è stato un mezzo per risolvere questioni politiche, differenze di fede, rivalità tra stati. E quanto volte, in particolare il calcio, una partita di calcio, è diventata l’emblema di una rappacificazione, di un cessate il fuoco oppure anche solo uno spunto per far emergere problemi magari sottovalutati. Tante, tante di queste occasioni abbiamo visto. Ma quante volte una partita di calcio avrebbe potuto evitare una guerra e invece non lo ha fatto? Molto raramente, forse non possiamo nemmeno dirlo, ma in un’occasione questa eventualità si è verificata. Allo stadio Artemio Franchi di Firenze si sta giocando il mondiale di Italia 1990, sono i quarti di finale e di fronte ci sono la Jugoslavia e l’Argentina di Maradona. In uno dei momenti più caldi della partita l’arbitro concede un rigore alla Jugoslavia. Sul dischetto va Faruk Hadzibegic, il capitano. Sbaglia. L’Argentina trionfa, la Jugoslavia che proponeva in campo una generazione di fenomeni si sgretola e con la squadra anche tutto il paese. Di lì a poco scoppia la sanguinosa guerra dei Balcani che provocherà un numero incredibile di vittime, ma soprattutto vedrà popoli che fino al giorno prima erano amici scannarsi tra violente uccisioni e atroci torture. L’allenatore di quella Jugoslavia dirà che forse una vittoria del mondiale avrebbe placato gli animi. La frase forse ha stuzzicato Gigi Riva, giornalista di fama nazionale, il quale ha pubblicato per Sellerio “L’ultimo rigore di Faruk” in cui parte da questa ipotesi suggestiva per analizzare la guerra dei Balcani tra dinamiche storiche, politiche, etniche e, perché no, anche sportive. In una continua metafora tra calcio e guerra ne emerge un racconto estremamente dinamico dove la sfida sportiva si intreccia con le sanguinose battaglie. Le due partite si sfiorano, le personalità degli uomini in campo si ritrovano in quelle dei militari impegnati nei bombardamenti. Ma il confine, sebbene sempre molto sottile, resta ben definito: da una parte c’è una partita di calcio, dall’altra una guerra. Il libro sarà presentato giovedì 13 ottobre alle 18 al Centro Congresso di Viale Papa Giovanni XXIII di Bergamo all’interno della rassegna “L’ora del Campari” che proseguirà poi con altri due appuntamenti: il 28 ottobre Francesca Ghirardelli con “Solo la luna ci ha visti passare” e il 9 novembre con Ferdinando Noris e “Autobiografia di un muro”.