Dialoghi sui sacramenti/Che cos’hanno di speciale i preti?

Sig. parroco,  perché mai qui da noi si fanno feste solennissime per la Prima Messa di un sacerdote, mentre non si fa nulla o quasi per le nuove suore, e per i matrimoni? Sa cosa le dico? Io credo che si tratti di clericalismo e di maschilismo bell’e buono e di nient’altro.

Beh, se parte così, qualunque cosa io le risponda rischia di non andar bene.

Ha ragione, reverendo. Lo ammetto. Però lei mi deve spiegare.

Ecco, bravo! Allora anch’io le vengo incontro e ammetto che in quel tipo di feste una punta di clericalismo innegabilmente c’è.

E anche di maschilismo, su! Altra è la posizione del prete nella Chiesa e altra quella della suora.

Non escludo neanche quello. Però io credo che se fosse solo per il clericalismo e il maschilismo queste feste di Prima Messa, oggi come oggi, non starebbero in piedi più. Invece hanno addirittura un crescendo, e  sa perché?  Perché alla base ci sta un ragionamento di fede.

Proprio quello che io avrei tendenza ad escludere.

Appunto. Secondo me, la gente, quando viene consacrato un nuovo prete, e più ancora quando viene consacrato un nuovo vescovo, si rende conto che lì ha la garanzia della propria continuità come popolo di Dio. Senza vescovi e senza preti non c’è eucaristia, non c’è assoluzione dei peccati, non c’è predicazione; e senza queste cose qui non c’è Chiesa.

Chi l’ha detto?

Lo dice tutta la Bibbia del Nuovo Testamento e lo dice la Tradizione della Chiesa. Il Signore tra tutti i suoi discepoli dà ai Dodici compiti e responsabilità particolari. Poi gli Apostoli, con il gesto sacramentale dell’imposizione delle mani, ordineranno i loro collaboratori e poi i loro successori. E diranno loro: “Lo Spirito santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio”.

Ci vuole proprio il gesto dell’imposizione delle mani per questo?

Noi non siamo puri spiriti, ma corpi concreti. Perciò nella nostra religione non basta il pensiero, ma ci vogliono gesti concreti che manifestano e producono le realtà spirituali che servono per la crescita nella fede. Anche qui, come si fa a scegliere e a designare chi debba svolgere validamente ed efficacemente nella Chiesa il compito di capo, di maestro e di guida pastorale, se non con un gesto dato dal Signore e dalla sua Chiesa? Non basta il pensiero.

E non basta che uno venga eletto dal basso, o che venga accettato dopo che si è fatto avanti lui?

Il ministero di queste persone è la continuazione di quello di Cristo e non gli arriva per elezione dal basso. Men che meno ce lo si può attribuire di propria iniziativa. Come in tutti gli altri sacramenti, anche qui c’è un gesto che viene dal Signore. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”.

A me pare però che per essere ordinato sacerdoti uno deve farsi avanti lui. Come si può applicare qui la parola del Signore: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi?

Ricordo che un Vescovo, ordinando un sacerdote, gli disse: “Tu pensi di essere qui per scelta tua, ma la tua decisone non altro che una risposta alla chiamata precedente che il Signore ha messo nel tuo cuore. Hai notato che all’inizio del rito sei stato chiamato e tu hai risposto: ‘Eccomi’? Ricordati che sei un chiamato e un inviato. ‘Come il Padre ha mandato me, adesso io mando voi'”.

E secondo lei la gente pensa tutto questo quando festeggia le Prime Messe dei sacerdoti novelli?

Secondo me, sì. Forse lo pensa solo fra le righe, ma lo pensa. Se non avesse la sensazione di qualcosa di decisivo per l’esistenza della Chiesa, la gente non si muoverebbe di sicuro in nessun modo.