Ceneri, alberi e diamanti: tutto fuorché una tomba, per sfuggire all’idea della fragilità

“Un diamante è per sempre” recita il celebre slogan di una nota griffe di gioielli, che acquista un nuovo significato con l’invenzione recente della diamantizzazione delle ceneri dei defunti. Un processo realizzato davvero in Svizzera ma anche in Italia (anche se per ora, fortunatamente, con scarso seguito) che permette di portare il defunto con sé sotto forma di anello o pendente. Ma tra le altre, fantasiose, nuove forme di sepoltura c’è anche l’urna “Bios” che si trasforma in albero. Hanno affiancato forme più tradizionali, come la dispersione delle ceneri in un luogo caro alla persona scomparsa, oppure la conservazione casalinga, molto di moda in questi ultimi tempi anche a causa degli aumenti delle tariffe cimiteriali.

Ci sembra insomma che la congregazione per la dottrina della fede abbia avuto il suo bel da fare a disciplinare una serie di prassi diffuse nell’istruzione “Ad resurgendum cum Christo”. Significativo che il documento sia arrivato proprio alla vigilia della ricorrenza dei morti e di Ognissanti, insidiata negli ultimi anni dal diffondersi di idee che poco o niente hanno a che fare con la fede, se non sono in aperto contrasto con essa.

Le vetrine si riempiono di maschere, zucche e caramelle, i locali notturni festeggiano Halloween, divenuto qui una sorta di carnevale dalle sfumature gotiche, solo lievemente addolcito dalla tradizione di regalare caramelle ai bambini. Esclusivamente per loro, e solo finché sono piccoli, è un gioco “socializzante”, che qualche oratorio ha deciso di fare proprio: per una volta è consentito restare alzati un po’ di più e suonare il campanello (accompagnati dai grandi o dagli adolescenti-animatori) per chiedere un dolcetto ai vicini.

Un aspetto particolare che può rappresentare un appiglio, uno spunto per andare controcorrente (opportunamente volto in positivo, e depurato dagli aspetti più cupi e ambigui e dalla minaccia degli “scherzetti”) rispetto alla tendenza generale alla privatizzazione e alla “globalizzazione dell’indifferenza”, per usare le parole di Papa Francesco, un’azione che sembra sempre più urgente per i cristiani, soprattutto quando ci si rivolge ai più giovani.

La stessa necessità – ci sembra – guida anche questo documento sulla sepoltura, che pure sembra “ficcare il naso” in un ambito squisitamente privato: “Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite – dice -, la  tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a  occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani”. Ed è a questo che pensiamo in questi giorni in cui è bello custodire e alimentare il rispetto e la memoria dei defunti, e condividerli, perché sono e restano patrimonio comune e sono testimonianza di una fragilità che fa definitivamente parte di noi e senza la quale non potremmo neppure dirci esseri umani.