Dall’Unci di Bergamo una casa mobile per una famiglia di agricoltori di Amatrice

Da Bergamo alle zone terremotate viaggia l’onda lunga della solidarietà. Già dopo il terremoto di due mesi fa c’è stata una grandissima mobilitazione di associazioni, parrocchie, comunità e gruppi per contribuire alla ricostruzione. Alle iniziative già in atto si è aggiunta ora anche quella dell’Unci, Unione Nazionale Cavalieri d’Italia, che ha voluto dare un segno concreto di vicinanza alla popolazione così colpita con la donazione di una casa mobile a una famiglia di agricoltori che il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha segnalato con gratitudine per l’Unci per questo gesto di solidarietà. Marina Moresi con il marito Pierluigi Palombini e i due figli vivevano nella frazione Rocchetta di Amatrice. La famiglia si è salvata, ma la loro vita è cambiata. Adesso questa casa mobile permette loro di vivere vicini alla propria azienda agricola che è rimasta danneggiata. Marina Moresi commossa per questo nobile gesto ha commentato:«Ringrazio di cuore Marcello Annoni e l’Associazione U.N.C.I. (Unione Nazionale Cavalieri d’Italia)  di Bergamo per avermi donato il modulo abitativo dandomi la possibilità di restare vicino alla mia azienda e non abbandonare i miei animali».

Continua intanto anche la mobilitazione generale delle Caritas italiane a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto: nei giorni scorsi è stato dato l’annuncio che la Caritas Ambrosiana e le Caritas delle diocesi della Lombardia (quindi anche Bergamo) saranno gemellate con le frazioni attorno ad Amatrice. La decisione è stata presa dai delegati delle Caritas regionali e di Caritas Italiana durante la riunione che si è svolta nel palazzo episcopale a Rieti nel fine settimana, a circa due mesi dal terremoto che, nella notte del 24 agosto, ha devastato questo angolo dell’Italia centrale. L’area è costituita da 30 piccoli borghi sparsi sui monti, lungo la faglia sorgente del sisma, che ha aperto sul terreno un ferita ancora visibile per 25 chilometri. Piccoli centri rasi al suolo, come ad esempio Saletta, un paese fantasma dove anche la chiesa è crollata, o Retrosi. Gli abitanti di questi centri, per lo più agricoltori e allevatori, non hanno voluto lasciare i loro animali e vivono nei moduli prefabbricati accanto alle stalle. Ora con l’avvicinarsi dell’inverno e delle neve rischiano di rimanere isolati. “Il vescovo, monsignor Domenico Pompili, ci ha invitato a fare tre cose: stare accanto alle persone, promuovere le attività produttive e ricostruire il senso di identità”, ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti che ha partecipato all’incontro. “Questi saranno dunque gli assi portanti del nostro intervento – dice Gualzetti – che comincerà già nelle prossime settimane con l’invio degli operatori stabili nel territorio per almeno un anno che affiancheranno i colleghi di Caritas Rieti già presenti. Siamo consapevoli che il terremoto non è alle spalle, ma davanti a noi e, anzi, proprio ora inizia forse il momento più difficile”. Nel frattempo continua la raccolta fondi per i terremotati.