La corruzione. C’è chi ha il coraggio di dire di no

Foto: il sindaco di Cerignola, Franco Metta

Un sindaco riceve una busta e sporge denuncia

Per la serie “sono tutti uguali”, ecco arrivare un’eloquente storia da Cerignola: un sindaco, Franco Metta, vedendosi recapitare due bustarelle da 10mila euro ciascuna, non solo avverte la polizia, ma chiama anche il mittente dell’importo e lo prende a male parole in dialetto. Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non una postilla per i profeti del “sono tutti uguali”, del “così fan tutti”: una comoda bugia per chi vuole scagionare gli altri e soprattutto se stesso.

Dunque, non è vero che “così fan tutti”

Non è vero che sono tutti uguali, e non è vero che così fan tutti: si può parlare certo di un sistema, di un andazzo generale, di una mentalità radicata e diffusa, ma questo non toglie che il singolo possa sottrarsi a una logica perversa e tentare un’altra strada. I bivi della vita promettono quasi sempre una via più comoda, più facile, più vantaggiosa e una più ardua e più rischiosa: è fisiologico che, statisticamente, la prima sia un’autostrada trafficata e la seconda un sentiero isolato. Ciò non toglie che il sentiero esista e esistano i suoi frequentatori: pochi e marginali, ma proprio per questo degni di essere raccontati, conosciuti, sostenuti.

Il così fan tutti della vulgata è il modo migliore per scegliere di non cambiare, di rassegnarsi a vivere in una società malata che si considera sana, perché a tutto ci si abitua e tutto si cronicizza. Sarebbe stato più facile e più vantaggioso, per quel sindaco, accettare quei ventimila euro che con buona probabilità sarebbero sfuggiti a indagini e controlli; se fosse stato scoperto, avrebbe facilmente potuto scaricare le responsabilità sul sistema, sulla società, secondo quei ritornelli che tante volte abbiamo sentito, non solo in politica: si parla di alcolismo giovanile e la scusa è così fan tutti; si parla di raccomandazioni, scorciatoie, spintarelle e la scusa è così fan tutti; si parla di classe dirigente è la scusa è sono tutti uguali.

Non bastano le marce “contro”

Non sappiamo se Franco Metta, da qui in avanti, subirà ritorsioni, minacce, intimidazioni;  sappiamo però che lui e i tanti Franco Metta d’Italia sono e saranno persone libere e adulte, che prendono su di sé le responsabilità e non le scaricano su altri come il bambino rimproverato dalla maestra. Per questo sarebbe bello (periodo ipotetico del terzo tipo?) che i suoi concittadini fossero orgogliosi di lui, al di là delle rispettive appartenenze ideologiche: si fanno tante marce contro (contro la politica, contro la corruzione, contro la mafia, contro il sistema), perché non fare una marcia per?