È aperta la caccia alla strenna perfetta, ma solo per gli indecisi e gli amanti del last minute. I più organizzati hanno già finito

A due settimane dal Natale il giro regali è al suo culmine e ancora una volta ci si ritrova a giurare che questa è l’ultima volta che ci si riduce all’ultimo senza sapere cosa, per chi e dove. Promessa vana e lo sappiamo. Eppure i più organizzati hanno predisposto per tempo una lista ripartita in tre colonne: destinatario, dono, negozio di riferimento. Non ci vorrebbe molto a prendere buon esempio, è sufficiente un foglio di carta a quadretti e una serata di concentrazione. Basterebbe la buona volontà, senza pretese di puntare all’inarrivabilità dei veri professionisti della strenna, gente che non tiene un diario, ma un quaderno, diviso per anni, su cui tiene una contabilità da commercialista. Il fine ultimo è soprattutto il non incorrere nella più temuta delle gaffe, che non è come erroneamente si pensa ripetere il regalo dell’anno precedente, ormai derubricata a peccato veniale, ma lo sbagliare nella riassegnazione sistematica e coordinata del dono riciclato. L’unica avvertenza è ricordarsi che gli alimentari sono deperibili.
Nella partita doppia del regalo un capitolo a parte merita il dilemma dei famosi “pensieri”, più o meno –ini. Quelli che si fanno immaginando qualcosa di carino e non troppo impegnativo che però faccia dire a quella persona: però, si è ricordata. Ecco, quelli sono la Waterloo degli acquisti, stante la difficoltà di individuare qualcosa che soddisfi immediatamente due requisiti: originalità ed economicità. Soprattutto se si vive in una città in cui alla fine tutti hanno accesso agli stessi negozi: il rischio è trovarsi a cena con i colleghi a scambiarsi la medesima tazza del noto negozio low cost con la frase spiritosa. Senza contare i casi di coscienza in cui ci si imbatte nel pensierino perfetto per la persona che si ha in mente e un secondo dopo ci si rende conto che non solo costa più di quanto preventivato, ma anche più di quanto si aveva in budget di spendere per qualcuno di più… vicino. Eppure il dono X è lì davanti a noi ed è possibile immaginare il luccicare degli occhi di chi potrebbe riceverlo, unito alla soddisfazione per aver azzeccato l’idea. Una combinazione capace di mandare in crisi anche i migliori, quelli partiti da casa risoluti nel dividere gli acquisti in classi di qualità e di spesa a seconda della categoria di appartenenza dei destinatari.
Fortunatamente, per aiutare a orientarsi, ogni anno le riviste si riempiono di sezioni dedicate al “regalo giusto”: per lui, per lei, per la mamma, per il nonno, per lo sportivo (diviso per categoria, che non ci si illuda che si possa confondere tra il golfista e il runner) per il tifoso, per chi ha tutto e per chi vorrebbe tutto. Roba che più compulsi e più ti viene l’ansia da prestazione, cosciente che tanto sbaglierai e che forse avresti dovuto ripiegare sulla triade maglione-libro-bijoux che se sono best seller dal neolitico (pelliccia-sasso-osso) un motivo ci sarà.
Per questo, nel momento di euforia collettiva che suscita la ricerca del dono perfetto, non si possono non citare almeno tre specie rappresentative. Ci sono i fondisti del Natale, che addestrati come marines concentrano in un unico fine settimana la caccia al pacchetto, esaurendo in due giorni intensi tutte le incombenze senza aver dimenticato nessuno, salvo poi dispensare inutili perle di saggezza a chi ancora annaspa. Gli indecisi, che titubano davanti a ogni proposta, convinti di poter trovare di meglio da qualche altra parte per poi ridursi a tornare nel negozio di partenza e scoprire che la prima scelta, ovviamente pezzo unico, è stata afferrata al volo da altri e sono costretti a ricominciare da capo il gioco dell’oca. E infine gli astuti, che qualunque stagione dell’anno sia, fosse anche luglio, quando trovano la cosa giusta per qualcuno la comprano e poi la ritirano meticolosamente in una scansia dedicata dell’armadio a muro, da recuperare a dicembre per essere adeguatamente infiocchettata come se fosse arrivata dal Polo Nord in quel momento.
Però se pensate che sia diventato tutto una faccenda commerciale e che in fondo l’unica cosa importante siano i buoni sentimenti, lanciatevi sulle occasioni di solidarietà che non mancano, e ricordatevi che persino un classico del genere come “Piccole donne” si apre con il lamento di Jo: “Natale non è Natale senza regali” .