Arriva il 2017. Auguri ancora nonostante tutto

Motus in fine velocior”, mi ripete spesso un mio amico. “Frase latina (‘il moto è più veloce verso la fine’) riferita, probabilmente nella tarda latinità, a un moto accelerato (inteso, nel contesto della fisica aristotelica, come moto con il quale un corpo elementare torna al suo luogo naturale), e ripetuta talvolta nell’uso comune per indicare l’intensificarsi di un’azione verso la sua fine, o il correr del tempo che pare più veloce al termine di un periodo comunque determinato”. Così il dizionario Treccani on line.

L’amico che me la ripete è anziano ma ancora lucido e arzillo. Usa, però, la sua lucidità per prendere atto che il tempo che gli resta da vivere è molto meno di quello che ha già vissuto. Non solo ma ha l’impressione che il poco tempo che gli rimane, scivola via con una sorprendente velocità, maggiore di quella con cui passava il tempo, qualche decennio fa. Più il tempo passa e più corre.

Non l’ho sentito in questi giorni, ma lo immagino ancora più immagonito: la fine dell’anno gli ricorda la verità di cui è già peraltro convinto: che, appunto, il tempo vola via inesorabilmente, soprattutto adesso che l’appuntamento finale sta avvicinandosi.

Non serve consolarsi con la constatazione che il tempo che si è messo a correre spesso ci mette ansia con le sue guerre, le sue violenze, le sue ingiustizie. L’attaccamento alla vita è più forte di tutte le magagne che la vita ci offre, la vita personale, quella familiare, quella sociale. “La vita è una valle di lacrime”, diceva una simpaticissima nonna che ho conosciuto tanti anni fa. “Ma si piange così volentieri”, aggiungeva subito.

Possiamo immaginare che l’anno nuovo ci farà piangere ancora e il tempo continuerà a correre. Possiamo solo augurarci di non perdere, comunque, la voglia di vivere. La vita è una valle di lacrime. Ma si piange così volentieri.