Il 2017 tra Paura e Ragione

“Odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc…“. Così scriveva Antonio Gramsci il 1° gennaio 1916 sull’edizione torinese dell’Avanti, nella Rubrica Sotto la Mole. E aggiungeva: “Aspetto il socialismo anche per questa ragione”. Coltivava l’illusione di altre date costruite non dal movimento meccanico degli astri, ma dagli uomini stessi, cui agganciare la propria biografia e la storia degli uomini.

Cosa ci aspetta per il 2017

Caduta l’attesa di una storia “altra” di sé e del mondo, siamo soltanto costretti a constatare che il 2017 potrebbe essere un 2016 peggiorato, tanto rispetto al quadro internazionale quanto su quello interno. Anche se un recente Rapporto dell’Università di Oxford, intitolato Our World in Data, propone un altro punto di vista. Per un verso, si prende atto delle risposte alla domanda “il mondo stia andando peggio o meglio di prima?”. Va meglio solo per il 10% degli Svedesi, il 6% degli Americani, il 4% dei Tedeschi. Per l’altro, le statistiche elaborate circa la povertà, l’alfabetizzazione, la mortalità infantile, l’espansione della democrazia, la fertilità, l’education documentano che dal 1800 ad oggi il mondo è migliorato di molto.

Incollati all’oggi

Perchè questa dispercezione? Una delle ragioni è che i media non hanno e non danno il senso della “lunga durata”. Dicono del presente qui e ora. E la seconda ragione è che di questo presente raccontano il lato sbagliato e peggiore. Tuttavia, limitandoci alla breve durata 2016-2017, è difficile essere ottimisti, tanto che si alzi lo sguardo sul pianeta quanto lo si abbassi sul nostro italico orizzonte. Come rileva un Rapporto ISPI: “Il 2016 ha sostanzialmente radicalizzato le incertezze sul futuro che investono contemporaneamente i singoli attori politici, il sistema internazionale e i loro rapporti reciproci: dalla vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti a quella della Brexit; dai nuovi successi dei movimenti nazionalisti e populisti in vari paesi europei alla paralisi della comunità internazionale di fronte alla guerra in Siria; dalla nuova ondata di attacchi terroristici in Europa alle nuove incertezze sulla globalizzazione e sulla crescita economica che alimentano le fragilità sociali”. Pertanto il 2017 è destinato a vedere aggravati questi elementi.

Si torna al gioco tra le potenze

Mentre sul piano economico e sociale la globalizzazione genera ondate di crisi degli assetti statali sovrani e induce paura e incertezza, la reazione di Trump, della Gran Bretagna, della Russia, della Cina, dell’India pare segnare l’abbandono dei timidi tentativi di costruire assetti di governo mondiali. La fine del governo bipolare del mondo agli inizi degli anni ’90 ha prodotto nei due decenni successivi un’iniziativa unilaterale americana crescente, ma sostanzialmente fallimentare, in Medioriente e nel Mediterraneo. Quanto all’Europa, non ha mai avuto né la forza politica né quella militare per favorire il necessario riassetto di stati e confini del Medioriente, siglati con l’accordo Sykes-Picot del 16 maggio del 1916. Trump ha vinto all’insegna dell’America First. Non più tentativi di governo mondiale o di interventismo democratico: si torna a Westafalia, 1648, al gioco tra potenze. Usa, Russia, Cina, Giappone, India… Tutte rivendicano il proprio “First”, cioé il proprio “spazio vitale” detto anche Lebensraum.

L’Europa e le prossime elezioni in Olanda, Francia, Italia, Germania

All’appello manca l’Europa. L’anno 2017 deciderà se l’Europa dei Trattati di Roma continuerà ad esistere. Lo sapremo dopo le elezioni in Olanda il 15 marzo, in Francia il 23 aprile/7 maggio, in Italia (entro giugno?), in Germania (tra il 27 agosto e il 22 ottobre). A decidere sarà la Paura o la Ragione? La paura è il motore principale delle forze populiste e nazionaliste, oggi. Essa spinge verso nuovi assetti internazionali e nuovi assetti politico-istituzionali nei singoli Paesi. Sul piano internazionale, il dogma del sovranismo è che se ciascuno è padrone in casa propria e sta al sicuro casa propria, la pace mondiale ne è il risultato automatico. Tutti trattano con tutti, nessuno alza la voce. Solo che questa rappresentazione irenica della storia del mondo è surreale. Perchè la storia reale è piena di conflitti, da sempre, attorno alle risorse fondamentali e sempre più scarse di un pianeta abitato da sette miliardi di abitanti. Si tratta di un circolo vizioso: la paura genera il ritorno di sovranismo, il sovranismo praticato moltiplica le possibilità di conflitti locali e mondiali e perciò alimenta la paura.

Il nuovo anno

Sul piano interno, il populismo, che sta crescendo negli spazi costituzionali aperti della democrazia liberale, punta al suo sovvertimento, ritenendola incapace di affrontare le sfide del mondo presente, in nome della democrazia diretta e carismatica. Le istituzioni di questa democrazia sono il popolo sovrano, che si manifesta ogni giorno, attraverso la Rete, come Volontà generale, e il Capo carismatico redentore, che guida/segue/incarna la Volontà generale. Saltata ogni separazione dei poteri, spinte le minoranze nelle catacombe, identificato Movimento/Partito e Stato, ciò che ne risulta è un assetto totalitario della società e dello Stato. Il primo Novecento è ricco di tragici esempi, a questo proposito, e la guerra ne è la conseguenza inevitabile. Unico antidoto alla paura è la ragione. La ragione non è un dato storico; deve essere costruita con pazienza, fatica e perseveranza. La paura è immediatezza, la ragione è mediazione. La paura è facile, la ragione difficile. La paura si gonfia improvvisamente come un torrente in piena, la ragione è un fiume lento, che si alimenta di molti rigagnoli. La paura è collettiva, la ragione è sempre individuale. La paura odia, la ragione ama. La paura vede i fantasmi, la ragione la realtà. La paura chiede a gran voce un capro espiatorio, la ragione muove dalle responsabilità di ciascuno. E questo è il compito per il 2017 degli uomini di buona volontà.