Venezia, winter school sulla gestione dei beni degli istituti religiosi

Il Dipartimento di diritto ecclesiastico della Facoltà di Diritto canonico San Pio X di Venezia insieme all’Università degli studi di Verona, e in collaborazione con l’Osservatorio giuridico legislativo del Triveneto, propone in febbraio e marzo un corso speciale sul tema “La gestione dei beni negli istituti di vita consacrata e nelle società di vita apostolica: linee orientative”. Il corso –  “Winter School” della Facoltà – si propone di fornire gli strumenti economici e giuridici necessari per la concreta applicazione delle “Linee orientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica” facendo sì che tale gestione sia, da un lato, “fedele al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ciascun istituto”; dall’altro, oggetto di “procedure che permettano una buona pianificazione delle risorse” per garantire la sostenibilità delle opere e talora la sopravvivenza stessa dell’istituto. Il corso – approfondimento di nozioni teoriche fondamentali e discussione di casi pratici – si terrà venerdì 3 e 10 febbraio, venerdì 3 e 10 marzo 2017 (10-13 e 14-17); la prima mattinata (a Venezia) e l’ultimo pomeriggio (a Verona) proporranno anche un momento pubblico di convegno. Iscrizioni (a numero chiuso) on-line sul sito http://fdc.marcianum.it/ entro il 15 gennaio 2017.

Si legge nella presentazione del corso: “Come consacrati siamo chiamati a diventare profezia a partire dalla nostra vita animata dalla charis, dalla logica del dono, della gratuità; siamo chiamati a creare fraternità, comunione, solidarietà con i più poveri e bisognosi. […] Può darsi che il discernimento suggerisca di ripensare un’opera, che forse è diventata troppo grande e complessa, ma possiamo allora trovare forme di collaborazione con altri istituti o forse trasformare l’opera stessa in modo che questa continui, seppure con altre modalità, come opera della Chiesa. Anche per questo è importante la comunicazione e la collaborazione all’interno degli istituti, con gli altri istituti e con la Chiesa locale. All’interno degli istituti, le varie province non possono concepirsi in maniera autoreferenziale, come se ciascuna vivesse per sé stessa, né i governi generali possono ignorare le diverse peculiarità. […] Non bisogna poi tacere che gli stessi istituti di vita consacrata non sono esenti da alcuni rischi indicati nell’Enciclica Laudato si’:«Il principio della massimizzazione del profitto, che tende ad isolarsi da qualsiasi altra considerazione, è una distorsione dell’economia» (n. 195). Quanti consacrati continuano ancora oggi a pensare che le leggi dell’economia sono indipendenti da ogni considerazione etica? Quante volte la valutazione sulla trasformazione di un’opera o la vendita di un immobile è vista solo sulla base di un’analisi dei costi-benefici e valore di mercato? Dio ci liberi dallo spirito di funzionalismo e dal cadere nella trappola dell’avarizia! Inoltre, dobbiamo educarci ad una austerità responsabile. Non basta aver fatto la professione religiosa per essere poveri. Non basta trincerarmi dietro l’affermazione che non possiedo nulla perché sono religioso, religiosa, se il mio istituto mi permette di gestire o godere di tutti i beni che desidero, e di controllare le Fondazioni civili erette per sostenere le opere proprie, evitando così i controlli della Chiesa. L’ipocrisia dei consacrati che vivono da ricchi ferisce le coscienze dei fedeli e danneggia la Chiesa”.
(Dal Messaggio di Papa Francesco al Simposio internazionale sul tema “Nella fedeltà al carisma, ripensare l’economia degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, 25-27 novembre 2016).