In mezzo, al centro. Cattolici e politica. Il parere di un parroco

Immagine: Lucas Cranach il Vecchio Gesu benedice i bambini

Per rispondere all’esigenza di un impegno più forte dei cattolici nel sociale e nel politico, reclamato di recente anche sul nostro settimanale, porto, da parroco, il mio contributo. Prendo a tema la piccola locuzione IN MEZZO, che nei Vangeli ha una sua significativa presenza. Ecco: la chiave di volta nella soluzione del problema della presenza dei cattolici nel sociale e nel politico sta proprio nel decidere chi e che cosa mettiamo al centro della nostra attenzione nelle riunioni di Chiesa quanto nella vita in generale.

Una prima eloquente indicazione

Ci viene da Mc 3,1-5. “Gesù entrò nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: ‘Mettiti nel mezzo!‘. Poi domandò loro: ‘È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?’. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: ‘Stendi la mano!’. La stese e la sua mano fu risanata”.

Come si vede, al centro della stessa riunione religiosa, i farisei danno la precedenza alla legge religiosa, Gesù invece chiama al centro dell’attenzione e dell’impegno la persona con i suoi bisogni.

Chi è il più grande

È l’immancabile domanda che ci si fa in ogni gruppo umano, dal più piccolo (la famiglia) al più grande (sia nel religioso, che nel civile). Ed è una domanda generatrice di rivalità e di discordia.

In Mt 18, 1-4 abbiamo la risposta di Gesù ai discepoli che appunto gli avevano chiesto: “Chi è il più grande nel regno dei cieli?”. Egli chiamò a sé un bambino (nella società di allora, un essere giuridicamente marginale, un ultimo), lo pose in mezzo a loro e disse: ‘In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli'”.

Giustizia o misericordia?

L’utilizzo interessato della legge porta facilmente alle gogne mediatiche e al giustizialismo. In Gv 8, 3-1 Gesù chiama ad un atteggiamento nuovo, in cui giustizia e pace devono baciarsi. “Gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: ‘Maestro, Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?’. Gesù rispose: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei’… E quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.  Alzatosi allora Gesù le disse: ‘Donna, nessuno ti ha condannata?’. Ed essa rispose: ‘Nessuno, Signore’. E Gesù le disse: ‘Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più’.

In mezzo ancora una volta, per Gesù, non c’è la legge pur importante da rispettare e che (notate!) non viene abolita, ma c’è la persona da salvare.

Il rapporto legge, fede, perdono

Il tema emerge anche in Lc 5, 17-25. Alcuni uomini portano sopra un letto un paralitico, e non riuscendo ad introdurlo in casa a causa della folla, salgono sul tetto e lo calano attraverso le tegole davanti a Gesù, proprio nel bel mezzo della stanza. Veduta la loro fede così centrata, Gesù dice: “Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Segue poi, ancora, la polemica coi farisei sul potere di Gesù di rimettere i peccati, ma, alla fine, la posizione di Gesù su chi deve stare al centro è chiara.

Anche in Mt 18, 19s in cui Gesù dice:”Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io son lì in mezzo“, i cristiani son certi che con la loro concordia possono avere il Signore presente in mezzo a loro nei più diversi ambiti della vita. Si pensi alle famiglie cristiane e ai gruppi impegnati in nome della fede.

Per i cattolici impegnati nel sociale e nel politico sono ancora indicazioni minimali, è vero, ma, per cominciare ad essere concreti, possono essere una buona base comune di partenza.