Alcuni ordini religiosi, soprattutto suore, sembrano destinati a morire. Come “leggere” questo fatto?

Ne abbiamo parlato in coda a una riunione del consiglio pastorale della mia parrocchia. Avevamo, fino a una quindicina di anni fa, una comunità di suore di Maria Bambina che gestivano la nostra scuola materna. Se ne sono andate e non sono state sostituite. Adesso ci dicono che l’ordine, così florido fino a non molti decenni fa, non ha più vocazioni, l’età media è attorno agli ottant’anni… Tu, da monaca, come vedi questa crisi profonda attraversata da alcuni ordini religiosi? Ermanno.

Può essere un’opportunità

La crisi profonda che molti istituti di vita consacrata attraversano, caro Ermanno, può essere considerata un tempo di grazia e di purificazione, un’occasione preziosa per interrogarsi e verificarsi sulla disponibilità personale e comunitaria a vivere, in modo significativo, attuale e creativo, la propria vocazione; un’opportunità per riprendere in mano il proprio carisma e tentare di liberarlo dalle incrostazioni storiche, cercando, sotto la guida dello Spirito, di accogliere le domande di novità, le sfide ecclesiali e sociali contemporanee e trovarvi risposte significative.

La crisi degli istituti religiosi  nati per la carità e le attività educative

Gli ordini religiosi antichi, gli Istituti di vita apostolica tradizionali, ecc, nati all’interno della Chiesa con finalità particolari, hanno costante bisogno di rinnovamento, per trovare nell’oggi della storia, modalità concrete che incarnino il carisma donato, nel passato, ai fondatori. Se questo cammino di rinnovamento è necessario a tutte le forme di vita consacrata, lo è ancora di più per quelle famiglie religiose dedite all’apostolato caritativo ed educativo, sorte soprattutto nell’800 allo scopo di sovvenire alle povertà e ai bisogni di quel periodo storico. I fondatori e le fondatrici di queste congregazioni, mossi dallo Spirito, hanno saputo cogliere una speciale chiamata del Signore, un appello dello Spirito che affidava loro una particolare missione nella Chiesa e nella società. A partire da una intensa e personalissima relazione con Dio, essi hanno trovato risposte concrete al grido dei poveri, degli ammalati, degli orfani, ecc. ai quali si sono dedicati in modo radicale e con tutto se stessi. Il loro esempio è stato così luminoso da attirare molti giovani a consacrare la loro vita a Dio, per il servizio degli ultimi. A distanza di secoli, però, il contesto sociale nel quale questi istituiti sono sorti è cambiato, le situazioni di povertà e di emarginazione sono mutate; la storia, poi, ha fatto, il suo corso, “appesantendo” le forme e le strutture al punto da renderle meno significative. Per questo motivo, urge quanto prima un cammino di “liberazione” e di rinnovamento, che restituisca freschezza all’intuizione del fondatore, così che torni a risplendere nell’oggi di questa nostra storia. Tutto questo non è semplice! Sono molti, infatti, i fattori in gioco!

Siamo nelle mani di Dio

La crisi che stiamo attraversando, perciò, non riguarda il valore della vita consacrata. Le nuove comunità di vita religiosa che fioriscono ovunque ne sono una conferma! Esse rispondono, forse, più di quelle tradizionali, agli aneliti del cuore dell’uomo contemporaneo. Sebbene sia necessario un serio discernimento da parte dell’autorità competente, esse rendono evidente che Dio continua a chiamare e ad affascinare il cuore dei giovani.

Ogni famiglia religiosa sa bene di non essere “eterna”, poiché, come sopra citato, è inserita nel solco della storia! La Vita Consacrata, invece, è dono di Dio: essa non verrà mai meno, poiché

appartiene inseparabilmente alla vita della Chiesa e alla sua santità (cfr. Vaticano II, Lumen Gemtium 44).

Tale certezza dà speranza e incoraggia ogni religiosa a continuare a vivere la propria vocazione con impegno, coraggio, con creatività, dando il suo contributo.

Il resto è nelle mani di Dio!