Addio a monsignor Antonio Locatelli: 95 anni, 70 di sacerdozio. Prete tra i migranti

Era uno dei preti bergamaschi più anziani. I suoi 70 anni di sacerdozio sono stato intensissimi: prete paradisino in Polesine, dove visse la drammatica alluvione del Po; superiore della comunità missionaria del Paradiso, cappellano fra i migranti, vicario generale del vescovo Giulio Oggioni, parroco di Olera, confessore nel santuario di Stezzano. È morto la mattina del 26 gennaio, nella casa del clero annessa al santuario stezzanese, monsignor Antonio Locatelli. Aveva 95 anni. La sua scomparsa ha destato molto cordoglio in tutta la diocesi. Era nato il 14 novembre 1921 ad Almenno San Salvatore. Dopo l’ordinazione sacerdotale (15 giugno 1946) diviene coadiutore parrocchiale di Berbenno (1946-51). Nel 1951 entra nella comunità missionaria del Paradiso. Nel luglio dello stesso anno sbarca in Polesine, sul delta del Po, a Isola di Cà Venier di Porto Tolle (provincia di Rovigo, diocesi di Chioggia). Era una zona economicamente arretrata e povera, dove la popolazione viveva soltanto della pesca. Quattro mesi dopo il suo arrivo, avvenne la drammatica alluvione del Po, che causò un centinaio di vittime e oltre 180.000 senzatetto.
A Bergamo seppero che era vivo perché riuscì a inviare un telegramma a L’Eco di Bergamo chiedendo anche aiuti gli alluvionati. E da Bergamo giunsero ben 70 camion con vestiti, derrate alimentari e denaro. Per rispondere a un bisogno molto avvertito, don Locatelli fondò nell’allora Comune di Donada un centro addestramento professionale, di cui diviene direttore, con scuole per muratori, idraulici, saldatori e meccanici, che in pochi anni fa innalzare economicamente quelle zone arretrate. Con la sua opera religiosa e sociale, don Locatelli aprì una breccia negli spessi muri dell’anticlericalismo locale e i preti bergamaschi cominciano a essere stimati. Nel 1964 affida queste scuole al Beato don Sandro Dordi, perché viene inviato parroco a Monterotondo a Roma (1964-66), quindi diviene superiore del Paradiso (1966-71), da cui poi si dimette per favorire la riflessione in corso su ruolo, carisma e posizione della comunità. È anche membro del Consiglio presbiterale diocesano (1969-71). Poi è cappellano fra i migranti italiani in Svizzera (1971-72) e in Belgio (1972-75), parroco di Gaverina (1976-81), vicario locale del vicariato di Borgo di Terzo-Mologno (1979-81), vicario generale del vescovo Oggioni (1981-88), missionario a Lione in Francia (1988-89), canonico della Cattedrale (1981-90) e parroco di Olera (1989-96). Nel 1996 va a risiedere nella casa del clero accanto al santuario di Stezzano, dove è cappellano il fratello don Tobia, che aiuta soprattutto nelle Confessioni, sempre «molto disponibile e solerte fino agli ultimi giorni», come ricorda il parroco don Mauro Arizzi. Nel 2005 riceve un riconoscimento ufficiale dalla Provincia di Bergamo per il suo impegno fra i migranti italiani.