I religiosi hanno scritto una grande storia, anche a Bergamo. Messaggeri di speranza per l’uomo smarrito di oggi

«La vita consacrata, i religiosi e le religiose, sono una grande ricchezza per la Chiesa e per la società. Per la Chiesa questa ricchezza sta nella testimonianza cristiana specifica dei carismi. Per la società sta nella testimonianza della carità in scuole, case di riposo, ospedali, luoghi dove si curano antiche e nuove povertà, missioni nei diversi continenti. Purtroppo, talvolta le parrocchie si accorgono della vita consacrata quando le suore sono costrette a lasciare o ridimensionare attività che svolgevano anche da più di un secolo». Il vicario episcopale monsignor Alessandro Assolari parla della vasta realtà della vita consacrata in occasione della 21ª Giornata mondiale, che si celebra il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore.

Perché un giorno tutto dedicato alla vita consacrata?
«La Giornata venne introdotta da Papa Giovanni Paolo II sia per invitare i credenti a riflettere sulla vasta realtà delle congregazioni religiose maschili e femminili e degli istituti secolari, sia per pregare per il dono di nuove vocazioni religiose.È una vasta realtà che ha scritto una grande storia».

Di «grande storia» della vita consacrata parla anche la moderna storiografia.
«È una grande storia per la testimonianza cristiana specifica alla luce dei diversi carismi e per la fitta presenza in attività e servizi. Nella nostra diocesi, fra Otto-Novecento sono sorte undici istituti religiosi. Inoltre, sul territorio diocesano sorgono nove monasteri. Purtroppo è stato chiuso quello delle Salesiane ad Alzano. Però a Cividino sono arrivate otto Carmelitane di età abbastanza giovane».

Questa «grande storia» è presente nell’orizzonte dei credenti?
«In Bergamasca è presente, ma credo debba essere maggiormente conosciuta. Con il calo delle vocazioni, le chiusure di case, il ridimensionamento di attività, c’è il rischio che si smarriscano i riferimenti. Forse eravamo abituati troppo bene a impegni e servizi delle religiose e il loro venir meno ce le fa rimpiangere».

Quali i motivi del calo numerico dei religiosi?

«I motivi sono diversi: il notevole calo delle nascite, il grande cambiamento del ruolo della donna nella società, il clima culturale dominante che ha paura di impegni definitivi e predica il disimpegno e il vivere alla giornata. Papa Francesco con il suo stile schietto lo ricordava in un recente intervento alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata sul grave problema degli abbandoni dei consacrati: “Viviamo immersi nella cultura del frammento e del provvisorio che può indurre a vivere “à la carte”, a essere schiavi delle mode, alimenta il consumismo e dimentica la bellezza della vita semplice e austera, provocando molte volte un grande vuoto esistenziale”».

Quali le luci?

«Da tempo negli istituti è in atto una riscoperta del carisma dei Fondatori per incarnarla nel nostro tempo e inoltre collaborano e progettano insieme. Si avverte l’urgenza di essere messaggeri di speranza per l’uomo smarrito del nostro tempo e di testimoniare la bellezza di consacrarsi al Signore nel servizio degli uomini, specialmente dei poveri. La vita consacrata può rispondere al bisogno di spiritualità che sale pur confusamente dalla società. Gli istituti impegnati nella scuola possono proporre un progetto educativo forte e cristianamente ispirato in una società in crisi educativa e in crisi di ideali e di figure di riferimento. C’è poi la presenza in diocesi sia dei monasteri femminili, segno di ricchezza spirituale e scelta radicale di vita, sia degli istituti secolari, che offrono una testimonianza specifica come consacrati nel mondo. Aggiungo anche la testimonianza di tanti religiosi e religiose anziani, che spendono le loro giornate nella preghiera per la Chiesa e i bisogni del mondo».